Per “camera obscura” (è il nome latino della camera oscura) si intende una scatola scura nella quale i raggi di luce di un oggetto passano attraverso un piccolo buco o un set di lenti per riprodurre l’immagine dell’oggetto nella lastra o nella pellicola contenuta al suo interno. Quando i raggi riproducono l’immagine all’interno della camera oscura, l’immagine viene generata a testa in giù.

Nonostante ci siano testimonianze scritte che parlavano dell’esistenza di una camera obscura già a partire dal X secolo, fu un astronomo tedesco chiamato Johannes Kepler a coniare per primo il termine “camera obscura” nel 1694, durante nella sua opera Ad Vitellionem Paralipomena.

Mentre i primi modelli di camera obscura avevano le dimensioni di una stanza, nel corso degli anni le camere obscure sono diventate sempre più piccole e portatili, fino a divenire il vero e proprio prototipo delle moderne macchine fotografiche. Le persone che per prime hanno reso portatile la camera obscura sono due inventori di nome Robert Boyle e Robert Hook: questi modelli di camera obscura portatile erano utilizzati dagli artisti che desideravano documentare i propri viaggi.

Qualche anno più tardi Louis Daguerre e Fox Talbot hanno creato i primi modelli di camera obscura in grado di scattare le prime vere fotografie. Mentre gli esempi più comuni di camera obscura sono piccoli e portatili, si possono in ogni modo vedere esempi di camera obscura del Ventunesimo secolo nei musei di città come San Francisco, Edimburgo e Cadiz (Spagna).


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