Benvenuti in questo tutorial che definirei folgorante. O sicuramente illuminante, dato che si occupa di come fotografare i fulmini!

Detti anche volgarmente “lampi” e associati a un forte rumore chiamato “tuono”, i fulmini sono uno dei fenomeni atmosferici più intriganti, violenti e anche pericolosi per l’uomo. Ma anche uno dei soggetti più stimolanti e affascinanti per un fotografo.

In termini molto semplificati possiamo dire che si tratta di enormi “scintille”; colossali scariche elettriche di elevatissima intensità che si propagano tra due nuvole o tra nuvola e terreno.

Per la spiegazione scientifica dei fulmini, dei meccanismi che li originano e della loro evoluzione temporale rimando ai siti specializzati. Quello che interessa noi è l’aspetto esteriore del fulmine, come anche la sua dinamica, che sono i due fattori che determinano in maniera stretta la possibilità di fotografarli.

Generalmente i fulmini cadono durante un temporale e solitamente lo precedono. Ma sono numerosi i casi documentati di “fulmini a ciel sereno” (da cui il detto popolare), ossia caduti improvvisamente senza presenza di segni meteo che potevano indicare imminenti di temporali.

Noi ci occuperemo però delle sequenze di fulmini, ossia delle situazioni meteo temporalesche che vedono la caduta di decine, se non centinaia, di fulmini in un intervallo di tempo abbastanza lungo.

Problematiche tecniche di base nella fotografia di fulmini

Il problema essenziale nella ripresa fotografica dei fulmini è che si tratta di eventi improvvisi e imprevedibili, sia come momento che come posizione. Le problematiche specifiche derivano dal fatto che è impossibile:

  • prevedere il punto di caduta
  • anticipare il momento della caduta

inoltre si tratta di fenomeni caratterizzati da:

  • elevatissima luminosità
  • estrema rapidità

non ultima va citata la loro estrema pericolosità per l’uomo.

Il fulmine può facilmente uccidere.

Sull’argomento “sicurezza durante le ripresa” vedremo un apposito nota al termine del tutorial.

Regole di base per fotografare i fulmini

Proprio per le problematiche sopra esposte, ci sono delle regole di base ineludibili nella fotografia di questo tipo di fenomeno meteo. Vediamole in dettaglio:

Come scattare

La prima regola riguarda il come scattare: non è pensabile lo scatto manuale al momento della caduta del fulmine, proprio perché sono fenomeni istantanei e non prevedibili. Quindi non illudetevi di poter stare li con lo scatto a distanza nella mano per fare click quando vedete il lampo: quando l’otturatore farà il suo passo il fulmine sarà esaurito da un pezzo. Esistono quindi due possibili procedure:

  • scatto continuo a tempi lunghi
  • trigger

Lo scatto a tempi lunghi è facile da intuire: si eseguono scatti successivi senza interruzione, con tempi lunghi, ed è ovvio che qualsiasi fulmine cada in quell’intervallo viene registrato dal sensore. Semplice e senza fatica, almeno in teoria.

Il trigger è uno strumento elettronico che “vede” il lampo e in un tempo brevissimo, compatibile con la velocità di sviluppo del fulmine fa scattare l’otturatore. In sostanza è l’idea di scattare a mano, ma servendosi di un sistema occhio-mano elettronico molto più veloce del nostro umano. In teoria funziona, in pratica un po’ meno.

Uno dei trigger più popolari è il Pluto trigger, ma esistono anche dei validi sostituti meno celebri (e meno costosi).

I limiti dei trigger, di tutti i trigger, è il fatto che essi lavorano individuando variazioni di luminosità nell’ambiente. In sostanza non pensate che “vedano” il fulmine. Essi rilevano solo che la luce ambiente aumenta oltre una certa soglia media, che voi avete fissato girando una rotellina sul trigger stesso. Appena la luce aumenta, il sensore fa scattare l’attuatore e manda alla fotocamera il segnale di scatto.

Due valide alternative al Pluto sono il Miops e l’ottimo Movo, con un rapporto qualità prezzo eccellente (quello che uso personalmente)

Capite bene quindi che se la luminosità ambiente è molto alta, il trigger riesce a vedere solo quei fulmini molto vicini che provocano un vero e proprio lampo ambientale. Inoltre, tutto dipende da come voi avete regolato la soglia di scatto manualmente girando la rotellina: se non siete stati delicati e precisi rischiate di aver impostato una soglia alta che non “vedrà” i fulmini minori. Di giorno, data la fortissima luce ambiente, tutto è molto più difficile da questo punto di vista. Ma anche di notte, se siete vicini a sorgenti luminose molto forti, il problema è lo stesso.

Parametri di scatto

Qui ci addentriamo in un territorio abbastanza complesso, ma vi spiego il ragionamento alla base della scelta dei parametri di scatto, cosa che richiede un attimo di attenzione per essere compresa ma la cui conoscenza rende poi tutto molto più facile.

Partiamo dal presupposto – come detto sopra – che il fulmine è caratterizzato da evoluzione rapidissima (dura un tempo estremamente breve) e da luminosità elevatissima. Infatti spesso vediamo il lampo di luce illuminare cielo e terreno anche in pieno giorno.

Da questo deriva che l’esposizione deve tenere conto del fatto che il nostro soggetto, ossia il fulmine, avrà una luminosità molto maggiore del paesaggio, sia di notte (ma questo è ovvio), sia di giorno. Si capisce quindi che è la sua luminosità a governare i nostri parametri di scatto. Ergo, va esposto bene il fulmine, non il resto, che può essere tranquillamente sottoesposto.

Dato che il fulmine è rapidissimo, si capisce che il tempo di scatto non più influire in alcun modo sulla sua esposizione. Per cui gli unici due parametri che possiamo regolare per una corretta esposizione del fulmine sono ISO e diaframma. Il tempo va regolato poi di conseguenza solo per avere una corretta esposizione del paesaggio.

Per il paesaggio ci sono due modi di procedere:

  1. esporlo correttamente (usando solo la regolazione del tempo di scatto, perché ISO e diaframma sono regolati per esporre bene il fulmine)
  2. sottoesporlo, preoccupandosi solo della buona esposizione dei fulmini, e fare a parte uno scatto di paesaggio ben esposto da usare come base per sovrapporre i fulmini (meglio farne alcuni durante vari momenti del temporale per avere il migliore da scegliere in PP)

Situazioni fotografiche per la ripresa di fulmini

Per quanto riguarda le situazioni fotografiche in cui possiamo riprendere fulmini, dividiamo subito tra notte e giorno, perché ciascuno di questi due scenari presenta condizioni di scatto totalmente diverse e problematiche molto specifiche, che condizionano i parametri di scatto e la modalità stessa di ripresa.

Fotografare fulmini di giorno

Il giorno è certamente la situazione di ripresa più difficile tra le due. Questo perché l’elevata luminosità ambiente impedisce di usare tempi lunghi. Per contro è impensabile fare sequenze di scatti a tempi rapidi, sia perché l’intervallo di ricarica dell’otturatore rischia di essere più lungo dello scatto stesso col rischio di perdere fulmini, sia perché si finirebbe per fare migliaia di scatti RAW, saturando schede di memoria, HD e esaurendo più rapidamente l’otturatore stesso. Impossibile anche pensare a semplici raffiche di scatti come nello sport.

Le soluzioni suggerite sono quindi due:

  • utilizzare un trigger
  • applicare un filtro nd e allungare in questo modo i tempi di scatto

Fotografare fulmini di notte

La notte è la condizione ideale per fotografare fulmini, anche se cela un trabocchetto fotografico da evitare con cura: il rischio di non avere uno scenario adeguato nel quale collocare i fulmini. Ricordate sempre che qualsiasi fenomeno meteo, quindi anche i fulmini, deve essere sempre inserito in una inquadratura ben costruita, completa, articolata e strutturata. Preparatela prima, compatibilmente con la direzione in cui cadono i fulmini.

Tenete presente che nell’inquadratura contano il terreno del paesaggio e i suoi elementi fissi, ma contano anche le nuvole nel cielo, sia quelle illuminate dall’inquinamento luminoso, che tendono a essere arancioni o gialle, sia quelle che saranno poi illuminate dai fulmini.

Di notte, essendo ridotta o minima la luminosità ambiente, diventa molto più facile gestire le sequenze di scatti con tempi lunghi. Anche per la notte però, prima vanno fissati ISO e diaframma in base alla corretta esposizione dei fulmini, e solo dopo si può stabilire il tempo di scatto adeguato al paesaggio. Anche per la notte il paesaggio può essere ben esposto o sottoesposto (con uno scatto finale ben esposto su cui collocare poi i vari fulmini).

La ripresa dei fulmini

Per prima cosa, affrontando la parte pratica della ripresa, dividiamo i fulmini in base alla loro dimensione apparente, che leghiamo alla distanza dal punto di ripresa. Abbiamo quindi fulmini:

  • vicini (entro 1 km)
  • medi (da 1 a 5 km)
  • lontani (oltre i 5 km)

Come calcolare la distanza di un fulmine? Semplice: la luce viaggia a 300.000 Km al secondo, il suono a circa 300 metri al secondo. Contate i secondi dal momento del lampo fino a tuono, dividete per 3 e saprete i Km che vi separano da quel fulmine.

Ovviamente si tratta di una divisione di comodo, puramente indicativa, ma serve a farvi capire che esiste una differenza di gestione fotografica tra i fulmini che ci cadono molto vicino, e sono quindi estremamente luminosi e “alti”, e quelli lontani, bassi sull’orizzonte e “poco luminosi”. Quali differenze?

  • Obiettivo: i fulmini vicini richiedono grandangolari, quelli lontani tele
  • Esposizione: più sono vicini più ci appaiono luminosi, quindi ISO e diaframma regolati di conseguenza

Come procedere praticamente sul campo

Cercate il punto di ripresa che, idealmente, dovrebbe:

  • essere in una zona da cui si vede il temporale in arrivo
  • permettere di scoprire l’orizzonte per un tratto molto ampio
  • trovarsi in alto
  • avere una qualche copertura nelle immediate vicinanze o l’auto a portata di mano

NOTA – è fondamentale per la vostra sicurezza personale restare lontani da qualsiasi elemento metallico (anche se non troppo elevato) e non solo da pali, antenne, tralicci. Restate lontani anche dagli alberi e non fate mai l’errore di mettervi sotto essi per essere coperti dalla pioggia. Se viceversa siete in un terreno aperto ricordate sempre che il cavalletto, sia metallico che in carbonio, è un conduttore di elettricità e vi espone in maniera elevatissima al rischio di essere colpiti da un fulmine.

Una volta trovato il punto di ripresa studiate il temporale e cercate di capire

  • da dove proviene
  • dove si dirige
  • quanto velocemente si muove
  • dove sono localizzati i fulmini
  • ogni quanto cadono

Potete aiutarvi anche con app specializzate per smartphone

  • Allarme Fulmini
  • Blitzortung Lightning Monitor
  • My Lightning Tracker – Live Thunderstorm Alerts

Fatte queste valutazioni rapidamente (il temporale evolve anche molto velocemente):

  • predisponete la fotocamera (o più di una se volete fare riprese multiple) sul cavalletto
  • costruite l’inquadratura inserendo paesaggio, edifici, terreno, alberi, etc., ma anche una parte di cielo adeguata
  • non fate inquadrature strette, ma sempre più ampie del necessario
  • impostate ISO e diaframma per esporre bene i fulmini
  • valutate la luminosità del paesaggio in base a ISO e diaframma scelto, e fissate il tempo di scatto

Come parametri di riferimento posso indicare:

  • per fulmini vicini: ISO 100, diaframma f 5.6 o f 8
  • man mano che i fulmini si allontanano si può passare a ISO 200 e ISO 400 per quelli lontani

Fate ora un paio di scatti di prova, di cui almeno uno con un fulmine significativo e valutate l’esposizione corretta del fulmine, ma anche quella del paesaggio, che deve essere giusta o sottoesposta (a secondo di come volete procedere col paesaggio), ma mai sovraesposta.

Se tutto è sotto controllo e lo scatto di prova risponde alle vostre aspettative, allora iniziate la sequenza di scatti.

Seguite sempre con la massima attenzione l’evoluzione del temporale. Se vi accorgete che i fulmini si avvicinano troppo a voi, togliete l’attrezzatura e salite rapidamente in auto, o mettersi al riparo dentro o sotto un edificio in muratura. Mai sotto alberi o tettoie metalliche.

Se non volete interrompere la ripresa lasciate le fotocamere al lavoro e mettetevi comunque voi al riparo in luogo sicuro. Quando valuterete che il pericolo sia passato, allora potete tornare sul punto di scatto. In ogni caso non rischiate mai.

Seguire il temporale è essenziale, oltre che per la propria sicurezza, anche per l’esito positivo della ripresa. Se vi accorgete che lo scenario cambia, fermate la sequenza di scatto, riposizionate la fotocamera, ricreate l’inquadratura, se necessario modificate i parametri di scatto, e riprendete la sequenza.

Quanti fulmini fotografare? Tutti quelli che volete. Non datevi limiti. In fase di PP li selezionerete.

Per approfondire l’argomento: