“I primi 100 anni di fotografia a Trieste” è il titolo di una attesa retrospettiva additata dagli esperti come evento assolutamente da non perdere.

Il consueto vernissage, aggettivo che a dire il vero meglio si addice ad una esposizione artistica di stampo pittoresco, si svolgerà proprio oggi pomeriggio 9 dicembre alle ore 18.

L’appuntamento è stato predisposto negli ampi spazi espositivi della Galleria San Giusto collocata in via Conti, curata da Claudio Ernè sotto il patrocinio dell’Azienda Pubblica di Servizi alla Persona ITIS con la collaborazione di PHOTO-IMAGO, l’associazione culturale triestina fondata dal fotografo Adriano Perini, che meriterebbe un capitolo a parte per la sua capacità di ritrovare ‘i giardini perduti’ dei nostri desideri immersi e bagnati di inconscio, dove le assonanze comuni tra uomo e impatto sulla natura raggiungono l’inimmaginabile.

I ritratti che saranno presentati al pubblico dovrebbero essere circa una cinquantina, tutti selezionati in una frazione di tempo decisamente non lasciata al caso (fine ‘800, primo ventennio del ‘900 – ndr).

Il nucleo centrale di questa ricerca fotografica saranno donne e ragazze, colte negli attimi ove l’armonia silenziosa delle forme e lo stupore degli occhi si manifestano senza veli durante lo scatto dell’otturatore.

Le immagini, per quello che si è riusciti ad intravedere, sono davvero particolarmente evocative e nulla è sfuggito all’occhio vigile di un’organizzazione che, almeno in questo caso, ha lavorato benissimo e pensato in grande evitando la feticistica reclusione nella nicchia del prodotto medio-borghese.

I ritratti, la sistemazione delle luci, i vetri smerigliati e le piattaforme espositive parlano ad un grande pubblico, scalando quella che è un po’ la grande sfida della fotografia moderna:trasmettere emozioni comuni.

E’ facile perdersi in quegli occhi dai colori dell’autunno, scelti tra i precetti di una normalità posticcia che sfida lo sguardo del fotografo a districarsi dove il nulla appare realtà e viceversa.

Nella Trieste popolata dai volti, triestini, che domani sfileranno sotto la sottile e crudele fugacità di individui anonimi e non, non solo fotografi professionisti ma anche tantissimi ‘amateur’, che a tempo perso si cimentavano con lastre, otturatori ed obiettivi.

E come spesso accade, i due mondi hanno sempre marcato due linee di confine ben individuabili e scandite pragmaticamente dagli sbocchi sociali.

Mentre coloro per i quali la fotografia rappresentava grande arte e tanti nobili sentimenti ma anche guadagni piuttosto lauti lavoravano in spaziosi atelier ove programmare con cura la diffusione di luci e quant’altro, per i cosiddetti ‘irregolari’ le immagini venivano intuibilmente realizzate all’esterno, con i conseguenti rischi del caso(l’apparecchio veniva tenuto in mano e chi, anche amatorialmente, si è dilettato con la fotografia sa bene come un benché minimo movimento possa causare un ‘mosso’ compromettendo la fotografia – ndr).

Francesco Benque, assieme a Guglielmo Sebastianutti e Giuseppe Wulz sono solo i nomi di alcuni dei fotografi, rigorosamente triestini (e modaioli) le cui opere saranno proposte domani in quello che si preannuncia a tutti gli effetti un grande evento.

Una sola raccomandazione: vietato vedere il nulla, dietro quei volti.


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