fotografo Emanuele Scicolone

La fotografia secondo Emanuele Scicolone

D. Quando e come ha scoperto la fotografia?
R. Mi sono interessato alla fotografia in modo serio e pragmatico nel momento in cui mi sono lasciato affascinare dai fotografi francesi, Doisneau su tutti.

D. Ci racconti il suo primo approccio a quest’arte:
R. Diciamo che a fare scattare la molla è stata la vecchia Yashika FX3 di famiglia.

D. Ricorda la sua prima foto?
R. No, ma probabilmente è meglio così.

D. Qual è stato il suo percorso di crescita e apprendimento dell’arte fotografica?
R. Non ho mai seguito corsi di fotografia ma ho sempre studiato tantissimo, per anni, molta teoria ma soprattutto la luce ambiente in tutte le sue forme, dalla sua intensità al modo in cui cade sul soggetto. Ho studiato e studio tuttora la luce, soprattutto nel suo rapporto col buio e le ombre: è alla base della fotografia.

D. E quali le sue tappe più significative?
R. Sicuramente quando ho scoperto il grande fotografo inglese Jeff Ascough: mi resi conto che la fotografia di matrimonio poteva essere un’arte vera e propria.

D. Cosa rappresenta per lei la fotografia in termini emotivi?
R. È difficile per me spiegare in così poco spazio qualcosa di così profondo e complesso. È qualcosa di realmente viscerale: le mie fotocamere e le mie ottiche sono un’estensione fisica e sensoriale di me quando lavoro.

D. E pratici?
R. È il mio lavoro, ma per come sono fatto non potrebbe essere tale se dietro non ci fosse un grande coinvolgimento.

D. Fotografa per lavoro o per diletto?
R. Per professione, ma amo moltissimo fotografare per diletto i paesaggi della Laguna veneta, soprattutto in inverno. Li reputo magici e misteriosi. Soprannaturali.

fotografo Emanuele Scicolone

Maestri e grandi fotografi per Emanuele Scicolone

D. C’è stato un incontro con qualcuno che si rivelato importante per la sua crescita?
R. No.

D. Ha avuto un vero e proprio “maestro”?
R. Purtroppo no, ma mi sarebbe piaciuto molto. Ho sempre considerato importante la figura del “mentore”.

Gli scatti di Emanuele Scicolone

D. Cosa le piace fotografare?
R. A livello professionale sono appagato, per diletto prediligo la ritrattistica e, come già detto, anche una certa fotografia paesaggistica.

D. Qual è il suo soggetto preferito?
R. Le persone quando non si accorgono di essere osservate: diventano più vere e si riesce a intravedere e a fotografare parte della loro anima.

D. E il genere?
R. Reportage di matrimonio nel vero senso della parola.

D. Ci racconti il suo concetto di inquadratura:
R. Più che di inquadratura parlerei di senso della composizione. Mi piace una composizione molto intima e lineare ma che nel contempo racconti una storia nel suo avvenire, eliminando ogni staticità.

D. Che tipo di luci preferisce?
R. La luce ambiente, con tutte le sue sfumature e le sue ombre. Talvolta è proprio la mancanza di una buona luce ad offrire spunti per una fotografia veramente intrigante. Per questo non utilizzo mai, nemmeno nei matrimoni notturni, flash, luci artificiali o treppiedi. Il segreto è di sfruttare a proprio vantaggio il buio: anche la carenza di luce è comunque luce.

D. Usa il bianco/nero con il digitale? Se sì, ci parli di questa tecnica e di come la interpreta.
R. Se non potessi fare bianco e nero probabilmente non mi dedicherei più alla fotografia. Non basta desaturare un’immagine per renderla in bianco e nero. Il procedimento è molto più complesso e affascinante. Posso solo dire che il bianco e nero nasce innanzitutto dallo scatto: bisogna sapere ragionare e vedere in bianco e nero, non si possono prendere immagini a caso e desaturarle.

fotografo Emanuele Scicolone

Emanuele Scicolone e la post-produzione

D. La sua opinione sulla post-produzione:
R. È fondamentale nella fotografia digitale, esattamente come lo era in quella analogica. È da ingenui pensare che sia nata nell’epoca del digitale. C’è chi dice che col digitale tutti sono bravi a fotografare, tanto basta sistemare la fotografia in post-produzione. Non conosco frese più ottusa: la post-produzione non sostituisce l’esperienza, le conoscenze tecniche, lo studio, il senso della composizione e lo stile di un fotografo. Una buona fotografia nasce nella mente del fotografo, mai dalla post-produzione.

D. Quali sono, secondo lei, i limiti etici alla post-produzione?
R. Non esiste post-produzione che possa rendere interessante una fotografia che di suo non lo sia. La post-produzione è necessaria in fotografia, e confesso che amo moltissimo questa parte del mio lavoro. Il RAW è un file grezzo che deve essere lavorato: è un’idea molto artigianale della fotografia… il JPEG invece è un file già lavorato e dunque post-prodotto automaticamente dalla fotocamera.

D. È lecito intervenire per migliorare luci e toni di una foto?
R. È naturale, anzi, talvolta è quello che fa la differenza in una fotografia. Il contrasto e la luminosità in un’immagine sono la parte più importante.

D. Che software usa per la post-produzione?
R. Darktable.

D. Che tipo di interventi fa di solito?
R. Aumento un po’ la nitidezza, aggiusto la curva di tono e se necessario l’esposizione. Altra cosa è per il bianco e nero…

fotografo Emanuele Scicolone

Emanuele Scicolone:RAW, JPG e TIF

D. In che formato scatta di solito?
R. Ho sempre scattato soltanto in RAW.

D. Se scatta in RAW, che software usa per gestire i file?
R. Utilizzo Darktable. Diciamo che li ho provati tutti, da Capture One a Lightroom. Poi ho scoperto Darktable e per la conversione in bianco e nero è quello col quale mi sono trovato meglio. Inoltre mi piacciono sempre i progetti audaci: un programma open source che si migliora di volta in volta superando alcuni tra i nomi più blasonati… È la prova che non bisogna spendere un capitale per ottenere ottimi risultati. Ma è tutto molto soggettivo.

D. Ha mai provato con LightRoom? Se sì, cosa ne pensa?
R. L’ho utilizzato per un lungo periodo. Sicuramente è uno dei migliori e tra i più intuitivi.

Informazione

D. Legge riviste di fotografia?
R. Fino a qualche tempo fa ne leggevo qualcuna. Oggi le compro se c’è un articolo particolare che mi interessa.

D. Consulta siti web di fotografia?
R. Sì, soprattutto quando devo prendere informazioni su qualche ottica che mi interesserebbe acquistare.

D. Ne consulta alcuni in maniera abituale, considerandoli un punto di riferimento?
R. Alcuni in particolare, ma non prendo niente come punto di riferimento: nella fotografia quasi nulla è assoluto.

D. Partecipa a workshop o seminari?
R. Raramente.

D. E fa parte di una associazione del settore?
R. Sì, della WPJA (Wedding Photojournalist Association), della WPS (Wedding Photography Select), della ANFM (Associazione Nazionale Fotografi di Matrimonio) e della Tau Visual (Associazione Nazionale Fotografi Professionsiti). Nella fotografia matrimoniale è importante: offre determinate garanzie alle coppie e crea uno spartiacque tra matrimonialisti professionisti e matrimonialisti improvvisati.

D. Va a fiere e saloni di fotografia?
R. Certo, è d’obbligo tenersi aggiornati nell’ambito della fotografia matrimoniale. Le mode cambiano velocemente e la concorrenza è alta.

D. Cosa ne pensa, li trova utili?
R. Sì, mi stimolano molto. Inoltre è un modo interessante e diretto di presentare il proprio lavoro ai potenziali clienti e di prendere contatti con altri fornitori.

fotografo Emanuele Scicolone

Mostre di fotografia

D. Visita mostre di fotografia?
R. Sì, spesso: Padova è una città che offre molto spazio alla fotografia.

D. Quali sono quelle che ha apprezzato di più in assoluto?
R. Non ce n’è una in particolare: alcune mi trasmettono qualcosa altre no.

D. Ha realizzato sue mostre fotografiche? Se sì, dove e quando?
R. È da un po’ che ci sto pensando ed ho un paio di progetti. Però manca sempre il tempo…

Le attrezzature di Emanuele Scicolone

D. Attualmente, quali fotocamere usa?
R. Due Nikon D700

D. E quali obiettivi?
R. Nikkor 28mm f1.8, Nikkor 50mm f1.4, Nikkor 85mm f1.8, Nikkor 180mm f2.8 ED

D. L’obiettivo che usa più spesso?
R. Il mio amato 50mm f1.4, col quale eseguo circa il 70% di un servizio fotografico.

D. Quali flash?
R. Non utilizzo flash.

D. Qual è stata la sua prima macchina?
R. La mia primissima fotocamera è stata una Yashika FX3, che ancora ho e che ancora utilizzo.

D. Come si è evoluta nel tempo la sua attrezzatura?
R. Non amando l’utilizzo del flash ho sempre cercato fotocamere che offrissero ottima resistenza agli alti isi e ottiche molto luminose. I miei cambiamenti di attrezzatura sono degli upgrade.

D. Ha mai fatto un cambio integrale di marca? Se sì, perché?
R. Per adesso no, ma a causa di alcune scelte della Nikon da me non condivise mi è saltato in mente più di una volta.

D. Dove acquista di solito le attrezzature? Fa spese online?
R. Perlopiù in negozi di fiducia. Non mi fido moltissimo delle garanzie che offre l’on-line. È sempre meglio avere un negozio vicino che offra assistenza in caso di malfunzionamenti.

Emanuele Scicolone e la nostalgia della pellicola

D. Lavora ancora in pellicola?
R. Di tanto in tanto scatto ancora in analogico, con pellicola in bianco e nero: allora la fotografia diventa più meditabonda.

PRO – Emanuele Scicolone in studio

D. Com’è fatto il suo studio fotografico?
R. È il luogo dove ricevo i miei clienti, dunque è arredato per parlare di me e del mio stile. È dove passo la maggior parte della giornata. Il materiale predominante è il legno: lo si trova nelle travi a vista, nel mio vecchio contrabbasso, nella mia scrivania, nel tavolino della stampante, nelle cornici delle mie fotografie matrimoniali appese in esposizione…

D. Quali sono le attrezzature specifiche da studio?
R. Non faccio fotografie in studio.

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Info di contatto

  • Nome: Emanuele
  • Cognome: Scicolone
  • Città: Padova
  • Telefoni: 3381922167
  • Email: sccmnl@gmail.com
  • Sito web: www.emanuelescicolone.it

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