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Si può dire che il peso di un’immagine si regge sul piano focale più nitido. Le fotografie standard spesso mostrano il primo piano che si protende verso oggetti a media e lunga distanza: la forma del campo visivo è concava, come l’interno di un grande ingresso. Più vi allontanerete da questa prassi, usando strumenti di messa a fuoco per regolare nitidezza e sfocatura, più carattere potrete conferire all’immagine.

La tecnica di base è usare una profondità di campo inferiore allo stacco tra gli elementi chiave della scena. Se un elemento è a fuoco, l’altre sarà fortemente sfocato. Nel contempo lavorate con il contrasto, dato che un effetto accentua la forza dell’a:0’o: se tutta l’immagine e sfocata, difficilmente può funzionare, mentre immagini che sono completamente nitide soro anche del tutto monotone.

Strumenti di sfocatura e bokeh

Lo strumento migliore per la sfocatura è un obiettivo luminoso a lunghezza focale fissa con una fotocamera dSLR o Quattro Terzi, ma possono andare bene anche compatte con grandi sensori. Per una dSLR, obiettivi 50 mm f/4 o f/2 sono perfetti (di seconda mano sono spesso un buon affare).

Su fotocamere con sensore più piccolo di 35 mm, questi obiettivi hanno una lunghezza fecale equivalente di 75 mm. Usate il diaframma alla massima apertura, che vi dà anche il vantaggio di poter lavorati con tempi brevi o luce scarsa. La qualità di un”immagine sfocata è chiamata “bokeh’, un termine in passato proprio dei laboratori ottici, e per di più solo in quelli del Giappone: deriva infatti dalla parola giapponese “boke”, che significa sfocatura o foschia. Il bokeh è buono quando la sfocatura passa in modo morbido da un nucleo nitido alla parte del tutto indistinta. Una transizione brusca o a scavi è considerata da evitare. Un buon bokeh è frutto di obiettivi otticamente corretti e con apertura perfettamente circolare. Può essere compromesso da un eccessivo aumento di contrasto in postproduzione.