E’ una notizia che fa rabbrividire chi la fotografia intesa come arte purissima è abituato a parlarla in analogico.

Ma nonostante la pressoché nulla rilevanza mediatica di ciò che segue, deduciamo quanti pochi siano i cultori di quello che a tutti gli effetti era un rituale, obbligatorio e morboso e quantomeno imprescindibile.

Ebbene si, anche la Kodachrome va in pensione.

Brutalmente uccisa dall’avvento del digitale ( e conseguente profanazione, almeno in parte, del vero senso specifico della cattura delle immagini in quanto entità infinita – ndr), ma non senza gloria.

Kodachrome è infatti il marchio numero uno al mondo della famiglia di pellicole fotografiche invertibili ( diapositiva caratteristica e che tramite un processo di sviluppo trasforma l’immagine in positiva, in modo da poter essere proiettata e stampata) prodotte dalla Eastman Kodak.

Nella sua storia, il successo su scala mondiale arriva quando riesce ad imporsi come primissima pellicola a colori in grado di usare il metodo sottrattivo.

La sua produzione, durata ben 74 anni, rimane comunque un classico, come la vastissima gamma di formati, tutti atti a soddisfare l’ambiente fotografico e anche cinematografico.

8mm, Super 8, 16mm e 35mm per il cinema e 35mm, 120, 110, 126, 127, 828, sono i formati del meglio che la fotografia abbia potuto offrire, tanto da portare la Kodachrome a fama mondiale ed essere utilizzata sempre e comunque da quasi tutti i fotografi professionisti operanti nel campo della fotografia.

L’uso di questa particolare pellicola, fu particolarmente apprezzato dal primo dopoguerra fino alla metà degli anni ’70, gli anni dei grandi reportage bellici e le prime testimonianza urban capaci di portare la strada nei saloni, librerie e palazzi di potere con la forza incontrastabile dello scatto.

Negli anni ’80 Kodachrome perde buona parte del suo monopolio, lasciando spazio ad altre pellicole a colori che si rivelarono pari in quanto ad efficienza, qualità e prezzo.

E se il cinema amatoriale, molto pratico, aveva eletto Kodachrome a pellicola cult, dovette ricredersi e ripiegare sui nuovi sistemi video frutto del boom tecnologico.

Paul Simon immortalò in una canzone proprio Kodachrome, in una specie di augurio di lunga sopravvivenza, senza poter intravedere ciò che oggi è realtà.

L’ultimo rullino della Eastman Kodak verrà sviluppato a mezzogiorno del 30 dicembre, esattamente tra soli 3 giorni presso il negozio Dwayne’s Photo di San Francisco.

L’ultimo rullino prodotto, risalente a giugno 2009, fu affidato al fotografo più quotato e richiesto del mondo, Steve McCurry, che annovera nel suo curriculum fotografico si, ma anche esistenziale quella qual certa foto (Afghanistan, la ragazza dai grandi occhi verdi immortalata sulla copertina di National Geographic nel numero di giugno 1985 – ndr) che divenne l’icona della fotografia moderna.

Quando anche l’ultima Kodachrome, contenente appunto i gelosi scatti di McCurry che verranno mostrati al mondo nei primi mesi del 2011, verrà sviluppata a San Francisco, i colori nitidi e senza eguali, ne ora ne mai, saranno un ricordo da innalzare orgogliosamente ai posteri.

E la foto dalla ragazza afghana, simbolo della guerra in Medio Oriente, rimane una testimonianza tangibile.


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