Demachy, un banchiere di professione nato in Francia, era anche un artista amatoriale, e diventò un famoso fotografo nel 1890. Fu il fondatore del “ Photo Club” di Parigi, ed un membro del “Linked ring” di Londra e anche del “Photo-Secession”.

Un influente fotografo del tempo Dr. P. Emerson, favorì un approccio più soggettivo alla fotografia rispetto a quello avuto fino a quel momento. Come conseguenza a ciò, l’ attenzione si sui dettagli minimi, e sulla messa a fuoco leggera.

Tuttavia, per alcuni fotografi questo era un passo in avanti davvero troppo lungo; era perfettamente comprensibile voler controllare la fotografia durante la sua prima fase; infatti non si dovrebbe alterare la fotografia in fase di stampa impiegando modeste tecniche di ritocco sui negativi.

Questo non era sufficiente per altri fotografi e Robert Demachy, insieme ad altri come George Davidson, Alfred Maskell, iniziò a sperimentare anche nella fase di stampa. Una frase popolare attribuita alle Demachy è quella “il fine giustifica i mezzi”, che riassume il suo approccio alla riuscita dell’ immagine. Il suo lavoro fotografico era molto diversificato; espose ritratti, scene di strada e studi sulla figura, scrisse un grande numero di libri e circa un migliaio di articoli sulla fotografia.

E’ sicuramente un fotografo interessante da studiare, poiché il suo lavoro incarna la polemica che esisteva nel mondo della fotografia a cavallo del secolo. Demachy non aveva molto tempo per le fotografie “straight print”, ossia a stampa diretta.

“No straight print!”, ha dichiarato, “con i suoi falsi valori, la mancanza di accenti, la sua delimitazione delle cose è importante quanto inutile” possiamo davvero chiamarla arte”. A straight print può essere bella, e può rivelare che… l’autore è un artista; ma non può essere considerata come un’opera d’arte… Un’opera d’arte deve essere una trascrizione, non una copia, della natura… Questa è una speciale qualità…” ( che rende un’ opera d’arte tale ) “ data dal modo in cui l’artista esprimere se stesso… Se un uomo servile copia la natura, non importa se con la mano e una matita o attraverso un obiettivo fotografico, può essere considerato un artista supremo, ma il suo lavoro non può essere chiamato un’opera d’arte…”

Tuttavia, osservò anche che la manipolazione non era necessariamente considerabile come una forma d’ arte:

“troppi pittorialisti interferiranno con le loro stampe, mossi dalla profonda convinzione che qualsiasi alterazione, è una prova d’ arte….”

Oltre a utilizzare deliberatamente degli obiettivi “soft focus” per la sfocatura e per ammorbidire l’immagine, usò anche dei processi di stampa che richiedevano la manipolazione. Il risultato finale è quello di una “fotografia pura”, poiché il risultato finito in molte delle sue immagini era stato ottenuto utilizzando il “tocco” insieme con la fotografia.

Un esempio di questa tecnica è il suo “Figure Study from an Etched Negative”, una “gum print” prodotta nel 1906. Si può vedere facilmente lungo le diagonali impresse sul corpo riducendo notevolmente i dettagli fotografici.

Tra i suoi temi preferiti c’era quello del balletto dei giovani danzatori, che ricorda molto lo stile del lavoro di Degas, e fece diversi studi di persone.

Un’immagine davvero significativa è “En Bretagne”, che è un composto di un diverso numero di negativi.

( 1859 / 1937 )


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