Ovviamente non dobbiamo pensare ci sia un rigido regolamento per l’uso degli obiettivi che, se trasgredito, porta il funzionario Canon o Nikon a bussare alla vostra porta per riprendersi il super grandagolare mal usato. Di certo ci sono delle “regole” e delle indicazioni, frutto soprattutto dell’esperienza di migliaia di fotografi professionisti e non, che suggeriscono cosa sia meglio fare con quel tipo di obiettivo e cosa si sia dimostrato “da evitare.

Conoscerle non vuol dire firmare un contratto ma arricchire il proprio bagaglio. E non è detto che una volta conosciute queste regole non siate voi quelli che riusciranno a sovvertirle dando vita a un nuovo filone creativo.

Super grandangolare nel paesaggio

Come tutti immaginano, il paesaggio dovrebbe essere il terreno principale di applicazione degli obiettivi super grandangolari. Ma è proprio questo il campo d’azione nel quale è più elevato il rischio di fare delle foto “vuote”. Si tratta di un pericolo al quale è maggiormente esposto il fotografo che approccia per la prima volta questo tipo di obiettivo; egli è talmente affascinato dalla enorme ampiezza di ciò che vede con esso da essere preso da una sorta di frenesia che lo spinge a inquadrare il più possibile di tutto, senza riflettere troppo su cosa inquadra.

Avere “tanto” da inquadrare espone però al rischio di realizzare immagini prive di un elemento di interesse, un reale soggetto, un qualcosa che attragga l’attenzione del lettore e lo inviti a entrare in quel paesaggio.

super grandangolare uso
Un classico esempio di foto “vuota” a Campo Imperatore (Aq).

Ci sono due modi per evitare questo rischio “vuoto”:

  • costruire con cura l’immagine inserendovi elementi di interesse per evitare l’effetto “vuoto”
  • usare il primissimo piano posizionandovi un oggetto visivamente “interessante”

L’applicabilità della prima soluzione è ovviamente legata a ciò che state fotografando. L’esempio di Campo Imperatore della foto qui sopra mostra una situazione ambientale praticamente priva di elementi che possono essere sfruttati per comporre una inquadratura sia ampia, ma di interesse visivo.

Al contrario, la foto che segue (scattata in autunno, al tramonto, sul Lago di Campotosto) mostra come sia possibile realizzare una inquadratura molto ampia (16mm) di grande interesse visivo pur senza avere un soggetto dominante in primissmo piano, come suggerito nella seconda soluzione di lavoro. Qui ovviamente sono stati fondamentali la forma del lago e del piccolo bacino in primo piano, i colori, la presenza di nubi nel cielo.

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Per spiegare il secondo approccio all’uso del super grandangolare nel paesaggio utilizzo un esempio: immaginate di riprendere un campo fiorito. Siete in campagna e avete davanti a voi uno splendido campo pieno di fiori di ogni genere, sarete quindi tentati di allargare l’inquadratura il più possibile per cogliere quell’abbondanza di colori.

Ebbene, il rischio è di arrivare a un punto tale in cui non avete praticamente nulla nella foto se non una macchia di colore misto, con sopra il cielo e sotto altra terra.

Diverso sarebbe il caso se usaste un tele, mettendo a fuoco un fiore e facendo entrare nello scatto una ampia porzione del resto del campo fiorito. Il fiore messo a fuoco permetterebbe di capire di cosa si tratta e il resto di aggiungere il dato sulla quantità di fiori; la sfocatura avanti/dietro al fiore consente infine di aggiunere la dimensione spaziale di questa estensione di oggetti colorati.

Ma come fare per ottenere lo stesso effetto con un super grandangolare?

Semplice. Ricordarsi sempre di una regola principe nell’uso di questi obiettivi: avere un soggetto in primo piano. Se studiate le foto di natura di alcuni professionisti americani, quasi sempre realizzate con 14mm, vi accorgerete che la enorme ampiezza di campo viene sfruttata per costruire delle inquadrature dove metà (o un terzo) è occupata da un soggetto principale (messo a fuoco) e il resto dallo sfondo che si estende all’infinito (nel caso del paesaggio) o fino ai suoi limiti naturali (ad esempio un’ambiente chiuso).

Dove e come usare il super grandangolare
I fiori in primissino piano (pur minuscoli nella realtà) diventano dei giganti con il 16mm; questo fa si che l’immagine abbia un eccellente punto di accesso visivo. Le montagne sullo sfondo, sfocate volutamente lasciando aperto a f5.6 il diaframma, danno il senso della distanza e quindi della profondità ambientale. 

Questo è il vero punto di forza del super grandangolare, ossia quello di creare immagini che danno un fortissimo senso di grande spazialità attraverso il contrasto dimensionale tra soggetto, vicino in primo piano e a fuoco, e sfondo.

Super grandangolare in architettura

Dato che la fotografia di architettura prevede come must il fatto che le linee cadenti siano sempre parallele ai bordi della foto (salvo casi di esplicita creatività controllata), ecco che mentre il fisheye è del tutto sconsigliato per questo genere di riprese per via della curvatura che introduce sulle linee, il super grandangolare (come il grandangolare) è ideale per il motivo opposto.

Il suo enorme angolo di campo permette di catturare immagini di soggetti molto grandi senza doversi allontanare troppo da essi, operazione che aumenta inevitabilmente il rischio che nell’inquadratura si introducano elementi di disturbo. Pensate, ad esempio, a un monumento come il colossale Castello Cinquecentesco di L’Aquila (foto in basso). Solo con un 16mm è possibile stare sul bordo del fossato e inquadrarlo tutto; già con un 18mm o un 20mm sarebbe stato necessario tagliare il soggetto (per restare nello stesso punto) oppure indietreggiare, vedendo però apparire nella foto i pali dell’illuminazione e il muretto di protezione che cinge il fossato.

Dove e come usare il super grandangolare

super grandangolare uso

Dove e come usare il super grandangolare

Inoltre, il grande angolo di campo offre la possibilità di “far entrare” nella foto edifici di grandi dimensioni senza dover compiere quella dannosa operazione che è tipica di molti principianti: inclinare verso l’alto la fotocamera per “poter avere nella foto anche il tetto del palazzo”. Usato in esterni il super grandangolare permette di includere l’intero edificio (anche se grande come un castello) nell’inquadratura semplicemente arretrando di qualche metro e senza inclinare le linee cadenti.

In interni consente la ripresa di ambienti anche angusti, trasformandoli visivamente in luoghi all’apparenza vastissimi e anche qui mantenendo dritte le linee cadenti.

Spesso viene usato nella fotografia di barche e yacht, dato che esse hanno cabine e spazi ristrettissimi e solo un obiettivo di questo genere permette di averne una visione completa.

Ritratti con il super grandangolare

Il super grandangolare non è generalmente consigliato per i ritratti, soprattutto quelli con taglio stretto e strettissimo, perchè tende a falsare (quando non deformare) le proporzioni di quel che si inquadra, soprattutto in certe situazioni e in determinate aree della foto; le parti del soggetto che si trovano vicino al bordo dell’immagine, o peggio agli angoli, si vedranno allungate e stirate in maniera innaturale. Pensare di ovviare a questo inconveniente mettendo il soggetto al centro provocherà una altrettanto buffa deformazione del viso, che si accentua sempre più man mano che ci si avvicina. Il problema nasce come conseguenza del fatto che le linee ai bordi si allungano per non curvarsi (come nel fisheye) ed è ingestibile.

Se volessimo fotografare una persona davanti a noi, stando a 2 metri con un 16mm su corpo full format la vedremo a figura intera, minuscola e immersa nell’ambiente circostante; se ci avviciniamo è certamente vero che le sue “dimensioni” nella foto aumentano, ma dobiamo arrivare molto vicini per avere il volto dominante nell’inquadratura. Peccato che a quel punto il viso si deformi come se tirassimo verso di noi ciò che è proprio al centro della foto e allontanassimo il resto: provate per credere.

Lo stesso tipo di problema lo verifichiamo con le fotocamere dei cellulari quando ci avviciniamo troppo al soggetto per fare una foto del solo viso e otteniamo buffe caricature.

Diventa quindi palese che il super grandangolare non è indicato per primi e primissimi piani (solo viso o dalle spalle in su), ma può invece rivelarsi ottimo, a patto di usarlo correttamente, per il “ritratto ambientato”. Esiste infatti una fascia, che si trova grossomodo sulla linea dei terzi, nella quale possiamo collocare il soggetto per realizzare un ritratto ambientato di grande effetto spaziale. A patto di non avvicinarci eccessivamente e di non spingerne troppo la figura verso bordo o angoli, qui esso non subisce grosse deformazioni e può essere inquadrato in maniera da renderlo evidente e dominante sulla scena.

ritratto ambientato con super grandangolare

ritratto ambientato con super grandangolare

Ovvio che, data la vastità dell’inquadratura, va usata grande accortezza alla scena che si trova attorno al soggetto, anche a grande distanza da esso, per verificare con cura che non vi siano elementi di disturbo e che tutto quello che entra nel campo visivo abbia pertinenza con l’immagine che vogliamo creare.

Il primo piano nel super grandangolare

Un dato che va sempre tenuto a mente usando questo un obiettivo super grandangolare è che tutto ciò che si trova nel primo e primissimo piano assume una importanza visiva enorme rispetto al resto. Con “tutto” si intende naturalmente sia quel che viene inserito volontariamente nella foto, sia quel che vi capita dentro per distrazione del fotografo.

Per sua natura il super grandangolo tende a visualizzare in dimensioni molto ridotte qualsiasi cosa inquadri (fa l’effetto inverso del telescopio, ossia “allontana”, per capirci), tranne ciò che è in primissimo piano, ossia molto vicino. Per capire meglio questa caratteristica sappiate che le dimensioni di ciò che vedete non aumentano in maniera lineare man mano che vi avvicinate al soggetto, ma in maniera esponenziale, ossia molto lentamente all’inizio e poi bruscamente e in maniera enorme quando siete molto vicini.

Se nella foto di paesaggio o di architettura questo effetto di “premio” del primo e primissimo piano viene enfatizzato e usato a nostro vantaggio, ecco che un minimo errore di inquadratura porta a errori macroscopici se in questa fascia lasciamo elementi di disturbo.

Quindi la regola d’oro è sempre quella di porre la massima attenzione a ciò che si trova nella fascia bassa dell’inquadratura. Se avete dubbi, prima di scattare abbassate leggeremente la fotocamera in maniera da scrutare anche in quella sottile striscia che sfugge al mirino (che come sapete non inquadra quasi mai il 100% della scena) e verificare che non vi siano elementi di disturbo.

super grandangolare uso
Il leone di pietra che veglia sulla piazza di Norcia misura poco più di un metro d’altezza, ma a 40 cm di distanza dalla fotocamera e con un 14mm il suo muso diventa padrone assoluto della scena; la statua di San Benedetto, al centro della piazza, pur essendo alta parecchi metri diventa minuscola al suo confronto. Potenza del super grandangolare. 

super grandangolare uso
Questa foto evidenzia il potere di esaltazione dimensionale del super grandangolare nei confronti di quel che si trova in primo piano rispetto a ciò che dista solo pochi metri da esso. La distanza tra i ragazzi di questa scuola calcio che fanno barriera (primo piano) e quelli che stanno per calciare la punizione è di pochi metri. Questo tipo di immagine (avere alcuni soggetti in primissimo piano e altri distanti) permette di dare al lettore la sensazione di trovarsi “dentro” l’azione che si svolge nella foto, e in questo i super grandangolari (ma anche il 20mm) sono maestri.


3 Comments

Fabrizio · 1 Maggio 2013 at 05:49

Articolo veramente interessante e ricco di spunti, per chi come me è in procinto di acquistare un’ottica super grandangolare. Ancora complimenti.
Fabrizio

tanino · 20 Dicembre 2013 at 18:58

CHIARO ED ESAURIENTE.

Umberto · 9 Dicembre 2019 at 11:59

Molto chiaro ed esauriente, personalmente amo “vedere” le fotografie e in base a quelle valutare le angolazioni e le inquadrature . Mi ripeto chiaro e sauriente. Grazie.

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