EMERSON, Peter Henry

Molti fotografici storici affermano che Peter Henry Emerson ebbe un grande successo nella fotografia vittoriana, più di qualsiasi altro suo contemporaneo. Un eccezionale studente, ha praticato medicina prima di abbandonare gli studi, all’età di 26, per occuparsi della fotografia. Anche se alcuni dei suoi lavori sono incluso nei libri ( fu un’autorità sulla vita selvaggia di Norfolk), egli rimase sostanzialmente un amatore.

In questo periodo il fotografo leader del tempo era forse Henry Peach Robinson, che aveva pubblicato un libro molto influente, “Pictoral Effect in Photography” – un libro che è stato ripubblicato in diverse edizioni. Emerson condannò questo libro, in particolare non amava la fotografia forzata di Robinson, Rejlander e Julia Margaret Cameron e vedeva questo approccio come un inutile e insensato tentativo di arrestare lo sviluppo della fotografia, e trovando insignificante la necessità di emulare gli stili della pittura.

Forse quello era il momento giusto per un nuovo approccio. I materiali fotografici erano migliorati, ed erano apparsi dei nuovi materiali, più veloci, che rendevano la fotografia all’aperto alquanto diversa da quella fatta fino a quel momento.

Nel 1886, fu eletto al Consiglio della Photographic Society, e si impegnò in una serie di lezioni per presentare le sue opinioni. Tre anni più tardi pubblicò un libro di grande importanza ( anche se controverso ) intitolato: ” La fotografia naturalistica per gli studenti d’arte “, che un’altro scrittore descrisse in questo modo: “è come rilasciare una bomba esplosiva, in una sala da tè”. In esso espose le sue idee e il motivo per cui la fotografia vera e realistica avrebbero sostituito la fotografia forzata.

“Fotografare le persone, per come sono davvero – non esagerare” era il suo messaggio principale: ” la fotografia tecnica è perfetta e non ha bisogno di…pasticciamenti”.

Ha anche respinto con fermezza il ritocco delle immagini, che definiva come:

” il processo mediante il quale una fotografia buona, cattiva o indifferente viene convertita in un cattivo disegno o la pittura”.

Emerson sosteneva che la fotografia doveva essere considerata come una tecnica a sé stante e non un tentativo di imitare altre forme d’arte.

EMERSON, Peter Henry

Riteneva che un fotografo dovesse imitare l’occhio. Egli sosteneva che la nitidezza si trova spesso solo al centro, mentre l’immagine risulta essere leggermente sfocata sul contorno e pertanto suggerì di fare una fotografia leggermente fuori dalla messa a fuoco per ottenere questo effetto, assicurandosi che l’immagine al centro sia nitida.

Nel suo libro scrisse:

“Niente in natura ha un contorno rigido, ma tutto è visto contro qualcos’altro, ed i suoi contorni si dissolvono delicatamente su qualcos’altro, spesso così sottilmente che non si è in grado di distinguere dove finisce uno e inizia l’altro. In questa mescolanza di decisione e indecisione, la scoperta e la perdita nascondono tutto il fascino e mistero della natura”.

Questo fu un nuovo punto di partenza. Fino ad allora i fotografi avevano tentato di ottenere la nitidezza assoluta; non riuscirono sempre nel loro intento, ma questo era comunque il loro obiettivo principale. In questo modo Emerson stava invece promuovendo qualcosa che un fotografo non dovrebbe…

Alcuni fotografi accolsero le idee di Emerson con entusiasmo, in particolare George Davidson. Un altro fu Frank Sutcliff, che aveva uno studio a Whitby. Tuttavia, le sue idee non andavano d’accordo con quelle dei suoi contemporanei.. H.P.Robinson scrisse:

 “gli occhi di un uomo integro, non vedono mai alcuna parte di una scena fuori fuoco” mentre Emerson rigirò la frase, in maniera intransigente: “Devo ancora imparare che nessuna documentazione fotografia del signor H.P.Robinson ha mai avuto il minimo effetto su di me, eccetto come avviso su cosa non fare…”

e descrisse il libro di Robinson (Pictorial Effect in Photography) come “la quintessenza del luogo comune letterario e l’anacronismo dell’arte”.

Emerson non era la più semplice delle persone, ed era famoso non solo per le sue osservazioni sarcastiche al vetriolo, ma anche per il suo temperamento. La sua enfasi sulla tecnica, è probabilmente ciò che lo ha portato ad un’annullamento; cominciò a credere che la fotografia potesse essere ridotta ai principi e alle norme tecniche. Consapevole che non avrebbe mai potuto accettare ciò, divenne frustrato e infine ( possibilmente indignato dal successo del movimento impressionista ), rinunciò alla fotografia naturalistica con un opuscolo nero intitolato “La morte della fotografia naturalistica” (1890).

Egli scrisse:

“devo… anche se mi dispiace profondamente, paragonare le fotografie alle grandi opere d’arte ed i fotografi a dei grandi artisti. È stata avventato e incosciente, e la mia pena deve ora cominciare… In breve, comincio la mia lotta contro quelli che dicono che la fotografia è una forma d’arte limitata . Sono profondamente dispiaciuto di essere giunto a questa conclusione…”

Nel 1895 Emerson ricevette la “medaglia al progresso” della “Royal Photographic Society” per il lavoro svolto per l’avanzamento della fotografia artistica. Fino ad allora egli aveva “denunciato” le medaglie, ma nel 1925, vittima della sua vanità, iniziò l’aggiudicazione della medaglia “Emerson”, un premio d’argento e di bronzo. Intorno al cinquantasette, i fotografi che ricevettero la sua approvazione attraverso questo riconoscimento, furono: Hill e Adamson, Nadar, Hippolyte Bayard, Julia Margaret Cameron e anche uno “sconosciuto fotografo francese di Parigi, 1865, per una signora sconosciuta con una sigaretta!”. La ragione di questi premi non divenne mai chiara; alcuni suggerirono che fosse anch’esso un modo per far parlare di lui.

Nonostante il suo egoismo e la sua natura nel non dare spazio a chi era in disaccordo con lui, il lavoro da lui svolto è riuscito a gettare le basi per un nuovo tipo di arte, seppur poco sentimentale, e a dare il via alla circolazione del movimento Foto-Secessionista.

(13 maggio 1856 / 12 maggio 1936 )


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