Intervista al fotografo Andrea Zappia.
La fotografia secondo Andrea Zappia
Quando e come ha scoperto la fotografia?
Scoprii la fotografia non molti anni fa. Con il mondo di internet siamo tempestati da immagini e io rimasi a bocca aperta ammirando molte stupende foto con dei bellissimi colori, luci e di posti meravigliosi.
Ci racconti il suo primo approccio a quest’arte.
Un giorno, mi ricordo, andai in un negozio e, senza sapere nulla di obiettivi o di macchine, acquistai la mia prima reflex, una nikon d3200 con 18 135, nella speranza di poter fare degli scatti pazzeschi,come quelli che vedevo su internet e sulle riviste. Ci misi una settimana a leggere il manuale per cercare di capirlo, e le prime foto che feci furono ai fiori che coltivano nel terrazzo di casa.
Qual è stato il suo percorso di crescita e apprendimento dell’arte fotografica?
Inizia a comprare libri e a vedere tantissimi video su internet riguardanti la materia e, ovviamente, a guardare e studiare le fotografie dei grandi artisti per cercare di capire quale fosse il particolare o la caratteristica che rendeva i loro lavori così belli e di impatto.
E quali le sue tappe più significative? Cosa rappresenta per lei la fotografia in termini emotivi?
La fotografia è emozione. Una luce, un colore, un’atmosfera possono incidere sull’ emotività e, di conseguenza, sull’ interpretazione di chi guarda, permettendo di sognare a occhi aperti.
E in termini pratici?
Senz’altro, l’arte fotografica consente di conoscere luoghi e persone che non si sarebbero mai conosciuti. In questi ultimi anni, ho visto molti posti nuovi grazie alla fotografia, e ho iniziato a vedere e a rivalutare con occhi diversi quelli a cui, in genere, non facevo caso, come i luoghi della mia città. Tutto cio’ mi ha arricchito tantissimo a livello di esperienza di vita
Fotografa anche per lavoro o solo per diletto?
Al momento, solo per passione; il mio vero lavoro è l’operaio. Poter fare della fotografia un lavoro è un sogno che sempre coltivo.
Gli scatti di Andrea Zappia
Che cosa le piace fotografare?
Sono un fotografo paesaggista, quindi mi attrae tutto ciò che è paesaggio, da quelli naturali a quelli urbani.
Qual è il suo soggetto preferito?
Bella domanda. Non ho un vero soggetto preferito. All’inizio, essendo originario di Genova, una città marittima, era il mare ma poi, dopo un viaggio sulle Dolomiti, mi sono ricreduto. Forse il vero soggetto che non deve mancare, indipendentemente dal luogo, è una buona luce.
E il genere?
Il paesaggio in tutte le sue sfaccettature. Che sia notturno, urbano, naturale.
Ci racconti il suo concetto di inquadratura
L’inquadratura è essenziale nell’ambito paesaggistico. Io cerco sempre di sfruttare gli elementi naturali presenti sulla scena per portare lo sguardo di chi osserva una mia foto lì dove voglio. Che siano rocce o scogli che puntano verso una direzione come fossero linee guida, sino alle classiche regole per rendere una fotografia, come quella di terzi, più interessante. Cerco spesso di far confluire gli elementi che trovo per portarli a confluire lì dove reputo il punto più importante della foto.
Che tipo di luci preferisce?
La migliore è la golden hour, quella del tramonto e dell’alba, che rende tutto magico. Uno stesso posto visto durante le dodici ore di una giornata tersa, e poi visto durante l’ora d’oro, cambia totalmente aspetto anche a livello emotivo. Delle volte, però, ho amato molto la luce considerata più brutta, ossia il nuvoloso, il cupo, che mi ha permesso di avere moods molto interessanti, soprattutto in montagna.
Quante volte al mese esce per fotografare?
Tutte quelle che riesco. È molto difficile, con il mio lavoro che occupa otto ore della giornata, riuscire a ritagliarmi spazio per fotografare, anche perché gli orari migliori sono quelli in cui sorge e tramonta il sole e coincidono con gli orari di lavoro durante parte dell’anno. Il fine settimana, però, cerco sempre di organizzare uscite fotografiche o brevi vacanze per poter scattare.
Preferisce uscire da solo o in gruppo?
Sono un po’ un lupo solitario. Mi piace la compagnia, ma preferisco scattare da solo.
I luoghi che preferisce fotografare?
Quelli immersi nella natura come le Dolomiti. O i paesaggi marini selvaggi, come quelli della Sardegna.
I luoghi che sogna di andare a fotografare?
La spettacolare Islanda, i mulini a vento in Olanda, il Portogallo con le sue immense coste rocciose a strapiombo sul mare, in Patagonia. Diciamo che la lista è molto lunga, ci dovrei mettere un po’ per finire di elencare luoghi!
Andrea Zappia e la post-produzione
Che cosa pensa in generale della post-produzione?
Penso che sia un processo essenziale per trasformare una bella fotografia in uno scatto di livello superiore. È il processo creativo del fotografo, come fosse la sua firma su di un quadro.
Quali sono, secondo lei, i limiti etici della post-produzione?
Io interpreto la fotografia come un qualcosa inerente all’arte. Quindi, credo che ognuno sia libero di dar sfogo alla propria immaginazione. L’unico limite etico sta nel fatto di non copiare la post produzione di una foto di uno stesso luogo.
E’ lecito intervenire in maniera molto decisa ed evidente per migliorare luci e toni di una foto?
Certo, nessuno lo vieta. Creare punti luce o enfatizzare quelli già esistenti per creare più tridimensionalità e dare una color più accattivante, sono tutte fasi della post-produzione. Credo che tutto ciò che possa servire per rendere uno scatto migliore vada fatto.
In che formato scatta?
Sempre formato raw più jpg. Raw per avere un file grezzo che contenga tutte le informazioni necessarie per fare una buona post-produzione, mentre jpg per avete un anteprima sul PC dello scatto.
Che software usa per la post-produzione?
Camera raw e Photoshop.
Che tipo di interventi fa di solito in PP?
Inizio sempre un camera raw per bilanciare lo scatto tra zone di luci e ombre, bilanciamento del bianco e per sistemare i colori e il mood che voglio dare allo scatto. In Photoshop, invece, faccio regolazioni più selettive, dodge and burn, quindi enfatizzo le zone di luce e ne scurisco altre per migliorare il contrasto e la tridimensionalità. Inoltre, tramite plug-in, come ad esempio la nik collection o altri pannelli, cerco di dare atmosfera e un impronta personale allo scatto.
Utilizza tecniche speciali come HDR?
In genere mai. Utilizzo già in campo dei filtri che mi permettono di lavorare con un unico scatto, ad esempio il gnd. In determinate situazioni in cui non serve il gnd, scatto in bracketing, con diversi tipi di esposizione, e poi tratto le fonti manualmente con maschere di luminosità per avere un effetto più naturale rispetto all hdr.
Informazione
Fa parte di gruppi social di fotografia? Se sì, quali?
Sì, faccio parte di tantissimi gruppi fotografici su Facebook. Da fpi-fotografia paesaggistica italiana, iso foto pro, a best photographer, sony alpha Italia etc.
Li considera utili per crescere professionalmente?
Assolutamente si, per avere un confronto e dei consigli, per osservare tantissime fotografie anche di grande livello, per scoprire location molto interessanti.
Le attrezzature di Andrea Zappia
Attualmente, quali fotocamere usa?
Una apsc Sony aloha 6300.
E quali obiettivi?
Principalmente utilizzo un samyang 12mm f2 e un medio tele zoom 18-105 f4.
L’obiettivo che usa più spesso?
Il samyang 12mm. Una focale con cui mi trovo veramente molto bene.
Qual è stata la sua prima macchina?
Una reflex nikon d3200.
Ha mai fatto un cambio integrale di marca? Se sì, perché?
Più che di marca ho svolto un cambio integrale di fotocamera, da reflex a mirrorless, e devo dire che ho avuto solo vantaggi, soprattutto a livello di peso e trasportabilità. Proprio questo è il motivo del cambiamento.
Dove acquista di solito le attrezzature? Fa spese online?
Un po’ su Internet, grazie al prezzo vantaggioso, ma, ad esempio, la fotocamera sony e il 18 105 li ho acquistati in un negozio fisico perché volevo toccarli con mano e avere consigli da persone esperte.
Info di contatto
- Nome: andrea
- Cognome: zappia
- Città: genova
- Sito web: www.andreazappia.com
- FB pagina: Andrea zappia photography