Carlo Mari fotografo

La fotografia secondo Carlo Mari

D. Quando e come ha scoperto la fotografia?

R. Avevo circa 14 anni, una sera feci compagnia ad un amico che stampava le sue fotografie in camera oscura. Non capivo bene cosa stesse facendo al buio, con una luce rossa accesa. Pensavo ad una cosa molto spinta, invece tutto ad un tratto, dalla bacinella puzzolente di acido, comparve come per miracolo l’immagine di una vera “gnocca” nuda, materializzata e fissata su quello straccio di carta, che poi visto alla luce del giorno non mostrava neppure una così tanto gnocca.

La magia della camera oscura! Questa cosa mi ha folgorato… Mi feci regalare da mio padre un ingranditore ed imparai presto a stampare in B/W. Stampavo per gli amici che mi portavano i negativi delle foto scattate alle proprie fidanzate. Bellissimo!

D. Ci racconti il suo primo approccio a quest’arte:

R. Sapevo usare l’ingranditore, ma la macchina non l’avevo mai presa in mano. Rubai a mio padre la sua vecchia Leica SL e mi divertii un intero weekend a fotografare la mia fidanzata dell’epoca,che non si spogliava neppure in cambio di una quintalata di Nutella… Non avevo assolutamente idea di come si caricava il rotolo in macchina. Neppure come e perché regolare i tempi di otturazione.

Feci moltissimi errori di mosso, sfuocato, ecc…. ma poi in camera oscura riuscii a interpretare quegli errori e stampare delle belle foto. Capii che l’importante era scattare, poi al risultato finale ci si arrivava.

D. Ricorda la sua prima foto?

R. Ricordo la mia prima foto importante che mi spinse poi a intraprendere la difficile carriera. Avevo 17 anni ed ero in Africa con mio padre, lo seguivo ogni tanto nei suoi viaggi di lavoro.

In Kenya fotografai, in pieno controluce, una famiglia di elefanti che attraversavano il fiume.

Uno scatto molto grafico ma magico. Vinsi un concorso al quale partecipai, convinto da un caro amico fotografo ora tragicamente scomparso, Gabriele. Quel premio mi diede la carica per mettermi a studiare.

D. Qual è stato il suo percorso di crescita e apprendimento dell’arte fotografica?

R. Difficile raccontarlo in poche righe. Sono 36 anni che fotografo e dopo gli inizi e diverse scuole di fotografia frequentate a singhiozzi, ho cominciato a studiare tanto, tecnica e sentimento. Ho cercato nel tempo di affinare il gusto estetico per le cose e mi sono accorto che questo mi viene quasi d’istinto. Lo spaziare in tanti settori e sempre ai massimi livelli, mi ha fatto crescere tantissimo, mescolare le tecniche e le esperienze ha consolidato la mia tecnica molto semplice, sempre efficace ed immediata. La semplicità e la scioltezza, secondo me, sono due doti importantissime per poter lavorare.

D. E quali le sue tappe più significative?

R. Tante, troppe per poterle elencare tutte. Le più significative in assoluto non sono i premi vinti, ma i grandi risultati del mio impegno professionale. Il primo contratto editoriale con un importante editore londinese, seguito da tanti altri, quasi sempre all’estero, fino al contratto con la “Leonardo International” per la realizzazione di un libro sul Papa. Firmare il calendario “Beretta Armi” per il mondo intero, vincere il premio come miglior libro fotografico dell’anno o ritrovarmi con un mio libro, nella lista dei Best Seller in Germania. Realizzare un libro al fianco di una grande scrittrice come Kuki Galmann, avere un libro fotografico recensito dalla BBC che lo ha giudicato: “…niente di meno di un’opera d’arte”. Vendere in una mostra a Londra 42 fotografie su 36 esposte, fino ad avere l’anno scorso una mostra personale promossa dalla rivista ZOOM per i miei 30 anni di attività: Sacro&Profano. E ancora, essere invitati dall’Istituto Italiano di Cultura a Nairobi per presentare un mio libro africano con una sensazionale mostra e tanto altro ancora…

D. Cosa rappresenta per lei la fotografia in termini emotivi?

R. Adrenalina allo stato puro. Chi mi vede lavorare mi giudica un invasato, un drogato di fotografia. A volte divento anche cattivo ed insopportabile pur di raggiungere quello che voglio raccontare, far vedere. Mi è capitato anche di svenire durante uno shooting, a causa della troppa tensione e stanchezza.

D. E pratici?

R. Impegno e rigore! Non lascio mai nulla al caso, anche se a volte stravolgo i miei programmi all’ultimo momento per cercare qualche cosa di più o di diverso, anche contro il parere di un ArtDirector. Ho sempre l’attrezzatura pronta e adatta al mio modo di lavorare del momento.

Studio, continuo a studiare anche gli errori per poterli rifare.

D. Fotografa per lavoro o per diletto?

R. Fotografo per lavoro e il mio diletto è fotografare…

Maestri e grandi fotografi per Carlo Mari

D. C’è stato un incontro con qualcuno che si rivelato importante per la sua crescita?

R. Sì, un solo vero incontro costruttivo, quello con Giovanni Gastel. Mi ha trasmesso la sua semplicità ed immediatezza nel saper vedere e riprendere senza troppo preoccuparsi della tecnica pura. Grandi fotografi ne ho conosciuti e incontrati diversi, ma tutti molto segreti. Io invece sono un libro aperto.

D. Ha avuto un vero e proprio “maestro”?

R. Nella vita mio padre, nel lavoro no! Sono cresciuto sulle mie esperienze, sono stato maestro di me stesso. Imparo ancora oggi da tutti quelli che collaborano con me. Ogni assistente, ogni grafico, ogni stylist ed ogni altro fotografo amico, mi insegnano qualche cosa ogni giorno. Guardo i grandi film almeno un paio di volte per studiare la luce.

D. Per lo stile, ha fatto riferimento a quale grande fotografo mondiale?

R. Non ad uno precisamente, ma tanti mi hanno involontariamente influenzato. Studio le luci negli occhi dei loro soggetti.

D. Chi sono i “grandi” di ogni epoca che ammira di più?

R. Avedon, Sieff, Roiter, Irving Pen.

D. Il preferito in assoluto?

R. Avedon.

Carlo Mari fotografo

Gli scatti di Carlo Mari

D. Cosa le piace fotografare?

R. Qui viene il bello. La vita degli animali selvaggi e liberi, le bellezze della natura, l’essere umano in tutte le sue forme espressive, ciò che è bello e appaga il mio occhio ed il mio spirito. Qualsiasi cosa potrebbe diventare il mio soggetto preferito sempre che, questa cosa o questo qualcuno mi dia il giusto “Là” (con l’accento sulla à) per farmi iniziare a fotografare.

D. Qual è il suo soggetto preferito?

R. Le Donne e il Leopardo.

D. E il genere?

R. Grandi spazi aperti, il mare, l’Africa, l’erotismo, il nudo e il costume in genere.

D. Ci racconti il suo concetto di inquadratura:

R. Non ho un concetto preciso, deve appagare il mio occhio per prima cosa, poi cerco di invitare gli altri a vedere come me…

D. Che tipo di luci preferisce?

R. Ho studiato luce cinematografica, quindi ricreare atmosfere con la luce artificiale o mista è il mio pane. La luce mi piace, ma adoro l’ombra.

D. Quale nuovo genere di fotografia vorrebbe esplorare?

R. Sono aperto ad ogni sollecitazione, mi piacciono le sfide. Dagli abissi alle stelle!

D. Usa tecniche fotografiche speciali, come il macro?

R. Tutte le tecniche che servono a raggiungere ciò che mi sono prefissato.

D. Usa il bianco/nero con il digitale? Se sì, ci parli di questa tecnica e di come la interpreta.

R. Certo che uso il B/N con il digitale. Arrivando dalla camera oscura non posso fare a meno del B/N. Fa parte della mia vita ed è un mio modo di vedere tante cose. I miei lavori più significativi sono stati in B/N. La tecnica è assolutamente identica a quella che adottavo con la pellicola. Scatto pensando in B/N. Se faccio un lavoro in B/N dimentico il colore. La post produzione è molto lunga per ottenere dei buoni B/N e si basa sulla mia esperienza di camera oscura. Ora faccio tutto alla luce, con una penna in mano e molto meno puzza!!

Carlo Mari e il fotoritocco

D. La sua opinione sul fotoritocco:

R. Il fotoritocco è sempre esistito, anche se meno importante ed immediato, è indispensabile. Bisogna farlo con cognizione e buon gusto, quel minimo necessario.

D. Quali sono, secondo lei, i limiti etici al fotoritocco?

R. Non stravolgere mai la realtà e il momento, anche se a volte si è costretti a farlo nella foto commerciale.

D. E’ lecito intervenire per migliorare luci e toni di una foto?

R. Certo, lo si faceva anche prima in camera oscura, no?

D. E per rimuovere elementi di disturbo?

R. Se non si possono levare prima perché no? L’importante è il risultato finale!

D. E aggiungere elementi, cieli oppure oggetti?

R. In pubblicità può servire, ma non fa parte del mio modo di creare immagini. Rovina la poesia e il momento magico del clic!

D. Che software usa per il fotoritocco?

R. Photoshop.

D. Che tipo di interventi fa di solito?

R. Ottimizzo i livelli e faccio pulizia generale senza stravolgere nulla.

Carlo Mari fotografo

Carlo Mari: RAW, JPG e TIF

D. In che formato scatta di solito?

R. RAW.

D. Se scatta in RAW, che software usa per aprirle i file?

R. Camera RAW photoshop.

D. Ha mai provato con LightRoom? Se sì, cosa ne pensa?

R. Sì, lo uso ultimamente. E’ utile se usato con garbo ed intelligenza. Non va usato in fretta e furia, anche se sembra sempre tutto bello e facile. Ottimo direi! Mi piace per gli scatti a colori, ma non sempre. Il bianco e nero preferisco crearlo e lavorarlo in PS.

Informazione

D. Legge riviste di fotografia?

R. Tutte quelle che mi capitano
tra le mani, non ne cerco una nello specifico e comunque le meno tecniche.

D. Consulta siti web di fotografia?

R. Non qualcuno in particolare.

D. Ne consulta alcuni in maniera abituale, considerandoli un punto di riferimento?

R. Assolutamente no!

D. Partecipa a workshop o seminari?

R. Qualche seminario è indispensabile per aggiornarsi; di Workshop ne tengo io, almeno tre all’anno.

D. Cosa pensa dei workshop?

R. Ce ne sono troppi e ora sono per la maggior parte tenuti da appassionati e non da fotografi professionisti, questo stravolge il concetto della parola WorkShop. Il partecipante dovrebbe seguire un professionista durante un vero lavoro o simulato, ma questo non accade nella maggior parte dei casi. Tanti stanno facendo cassetto inventando WorkShop, ma senza insegnare nulla o quasi. Per gli appassionati è più una scusa per esplorare qualche modella poco vestita. Quelli di natura sono sicuramente i più seri.

D. Fa parte di un circolo fotografico?

R. No.

D. E di un’ associazione del settore?

R. TAU da 25 anni.

D. Va a fiere e saloni di fotografia?

R. No. Sono presente da anni alla Fiera del libro di Francoforte e nel 2013 sarò presente al MIA con la fotografia FineArt.

D. Cosa ne pensa, li trova utili?

R. No comment.

Mostre

D. Visita mostre di fotografia?

R. Quasi mai.

D. Quali sono quelle che ha apprezzato di più in assoluto?

R. Le mie.

D. Qual è stata l’ultima visitata?

R. Peter Linbergh, ma che schifo di conici! Non capisco chi l’abbia allestita…

D. La mostra che vorrebbe vedere?

R. La mia prossima.

D. Ha realizzato sue mostre fotografiche?

R. Tantissime in tante parti del mondo. L’ultima a Brescia, alla WAVE Gallery “Sacro&Profano”.

D. Ci racconti la più emozionante tra queste esperienze.

R. A New York durante una Mostra /Asta di fotografie d’Africa. Ero invitato perché scelsero un mio scatto per il biglietto di invito alla cena di gala per l’asta. Ero seduto al tavolo degli ospiti d’onore e seduto di fronte a me c’era Harrison Ford. Mi sembrava di essere in una scena di Indiana Jones a Manatthan… divertente! Quella sera una mia fotografia FineArt fu battuta all’asta alla miglior quotazione della serata.

Le attrezzature di Carlo Mari

D. Attualmente, quali fotocamere usa?

R. Nikon D3x, D300, D4, D800, F4,F5,FE2, N1v2, Leica D-Lux6, Linhof 4×5.

D. E quali obiettivi?

R. Dal 18mm al 600mm, più i basculanti.

D. L’obiettivo che usa più spesso?

R. 35mm f1,4 e 85mm f1,4.

D. Quali flash?

R. Da studio, Generatori Bowens.

D. Quali cavalletti e teste?

R. Tutto Gitzo.

D. Quali altri attrezzature o accessori usa?

R. Tutto quello che necessita ogni tipo di lavoro in location o in esterno.

D. Utilizza filtri? Se sì, quali?

R. ND e Polarizzatori. Rosso e giallo per il B/W in pellicola.

D. Qual è stata la sua prima macchina?

R. Nikon F2.

D. Come si è evoluta nel tempo la sua attrezzatura?

R. Sono partito con una Nikon, ma in 35 anni ho avuto e usato tantissimi tipi di camere soprattutto medio formato, dall’ Hassemblad alle Mamyia 6×7 Contax 645 e Linhof 4×5. Ora, abbandonato il medio formato in pellicola, sono ritornato a Nikon, che trovo la soluzione più idonea per il mio modo di fotografare in tutti i settori.

D. Ha mai fatto un cambio integrale di marca? Se sì, perché?

R. Nikonista da sempre. Ho solo cambiato vari tipi di medio formato per migliorare sempre in praticità.

D. Dove acquista di solito le attrezzature? Fa spese online?

R. Da un mio fornitore abituale di Milano. Online quasi mai.

Carlo Mari fotografo

Carlo Mari e la nostalgia della pellicola

D. Lavora ancora in pellicola?

R. Certo, a volte per il B/N utilizzo ancora delle Nikon e una Linhof 4×5.

D. Con quali corpi macchina?

R. Nikon F4-F5-FE2 Linhof 4×5.

D. Quali pellicole usa?

R. Tmax 100 e 400.

D. Per quali applicazione?

R. Fine Art.

D. Se usa diapositive, dove le sviluppa?

R. Non uso diapositive da circa 10 anni.

PRO – Carlo Mari in studio

D. Come è fatto il suo studio fotografico?

R. Non ho più uno studio stabile da circa 8 anni, ho solo uno studio mobile che monto in ogni location e di qualsiasi dimensione. Ho un ufficio dove tengo un archivio film e digitale e dove faccio post produzione.

D. Dove si trova?

R. Ho due uffici, uno stabile a Legnano e uno zingaro a Nairobi, in una tenda.

D. Quali sono le attrezzature specifiche da studio?

R. Quattro generatori fino a 12.000wat al secondo, con torce da 3.000 cad. + 4 bank, spot, fresnel e tutto quello che serve per montare un intero studio in location.

D. Che genere di fotografia vi realizza?

R. Tutte le fotografie che mi vengono commissionate e tante fotografie di ricerca che appagano soltanto il mio occhio e la mia anima, prima di riuscire a piazzarle.

Carlo Mari fotografo
Carlo Mari

Info

  • Nome: Carlo
  • Cognome: Mari
  • Indirizzo: Via Bernini 1
  • Città: Cerro Maggire Mi
  • Telefoni: 3487672624
  • Sito web: www.carloamristudio.com
  • Facebook: carlo mari fotografo
  • Skype: carlomaristudio

Commento alle foto allegate

001riv: Questa è la fotografia che ha fatto scattare in me la molla che mi ha portato a diventare fotografo 35 anni fa. Ancora oggi è una delle fotografie più vendute.

029riv: Importante fotografia per me. Ha segnato una svolta decisiva nella mia professione. E’ la cover del libro “ The Great Migration” venduto in 5 lingue in tutto il mondo. Ha vinto Il Prix Nadar a Parigi per la miglior produzione fotografica dell’anno e il premio a Padova quale miglior libro fotografico dell’anno 2000.

071riv: Questo ritratto rappresenta l’autrice di un libro pubblicitario che mi ha chiesto di ritrarla per l’occasione. Fumava molto!!

4928riv: “Uomo Leopardo”, fotografia FineArt tratta da un recentissimo lavoro etnico realizzato in Ethiopia. Stampata 100×150 cm con tiratura


1 Comment

nino bertoli · 18 Febbraio 2013 at 17:02

molto interessante e istruttivo per chi vuole dedicarsi alla fotografia sia amatoriale che professionale

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *