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La fotografia di cerimonia secondo Nicola Maiani

D. Quando e come ha scoperto la fotografia?
R. I primi ricordi fotografici sono quelli in camera oscura (in realtà era il bagno di casa :D) con mio padre, vedere uscire fuori le fotografie dalle vaschette con gli acidi era una cosa molto affascinante. Per quel che riguarda, invece, la passione odierna, è nata per caso con l’acquisto di una Nikon D60 in offerta in un grande magazzino di elettronica. E’ stato amore a prima vista, e nel giro di pochissimo mi sono ritrovato a studiare come un forsennato Fotografia.

D. Ricorda la sua prima foto?
R. Ad essere sincero no, ma ricordo perfettamente di quando mettevo a fuoco con la macchinetta di mio padre. Vedere combaciare l’immagine nello stigmometro è un qualcosa che mi manca.

D. Qual è stato il suo percorso di crescita e come si è avvicinato alla fotografia di cerimonia?
R. Come mia abitudine, quando trovo qualcosa che mi appassiona, mi ci butto a capofitto, quindi ho iniziato a provare di tutto, dal macro allo still-life, dal glamour allo street.
Poi mi sono accorto che quello che più amavo fotografare erano le persone che mi stavano attorno nei loro gesti ed emozioni quotidiani, senza posa o sorrisi forzati, ed ecco che, nella ricerca di quello che più poteva esprimere il mio modo di concepire la fotografia, ho scoperto la fotografia di matrimonio. Quale miglior occasione, se non quella di un giorno così ricco di emozioni, per poter “congelare” i sentimenti di chi mi sta accanto?

D. Cosa rappresenta per lei la fotografia in termini emotivi e pratici?
R. Il modo che ho per esprimere me stesso.

D. Quali sono i problemi principali della fotografia di cerimonia in Italia attualmente?
R. Per come la vedo io è la poca conoscenza dei clienti delle problematiche e dei risvolti che questa professione comporta. Purtroppo non basta comperarsi una reflex “figa” per diventare fotografi professionisti, dietro ci sono studio, investimenti e tanta gavetta.

D. C’è stato un incontro con qualcuno che si rivelato importante per la sua crescita professionale?
R. Eolo Perfido. Mi ha fatto capire che per iniziare bisogna avere il coraggio di buttarsi.

D. Ha avuto un vero e proprio “maestro”?
R. Nel senso stretto del termine no, ma se devo dire chi mi ha aiutato maggiormente in questa avventura, sicuramente direi Maurizio Badolato. Senza conoscermi e senza sapere come lavorassi mi ha preso e buttato nella mischia con lui.

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Gli scatti di Nicola Maiani

D. Qual è il suo soggetto preferito nella cerimonia?
R. A parte gli sposi, ovviamente, adoro i ritratti ambientati, quelli fatti senza che il soggetto se ne accorga e che riescono a contestualizzare l’attimo fotografato.

D. Qual è il momento fotograficamente più cool nella cerimonia?
R. Dipende. Adoro l’arrivo della sposa ripreso dalla parte dello sposo, solitamente si colgono reazioni che difficilmente si ripeteranno nel corso della giornata

D. Che genere di fotografia preferisce per raccontare la cerimonia?
R. Lo chiamano tutti “reportage”, io la chiamo semplicemente “storia”. Scatto in luce ambiente, senza ausilio dei flash per il 90% dei miei scatti, e questo perché ritengo che il ricordo che si imprime in mente è fatto della luce che quel giorno c’era. Poi, ovviamente, per qualche scatto in esterna più “coreografico” a volte mi avvalgo di flash e modificatori vari.

D. Ci spieghi il suo concetto di inquadratura per la cerimonia:
R. Come scritto prima, prediligo un’inquadratura che metta a fuoco un soggetto, lasciando però capire dove questo si trova e cosa sta accadendo attorno

D. Che tipo di luci preferisce usare?
R. Naturale, senza dubbio

D. Usa il bianco/nero con il digitale? Se sì, ci parli di questa tecnica e di come la interpreta.
R. Lo adoro. Trovo che il più delle volte, i colori possano distrarre da quello che è il messaggio della foto.

D. Oltre alla cerimonia, cosa le piace fotografare?
R. I ritratti. Cogliere lo spirito di una persona in uno scatto è molto difficile, ma quando ci si riesce è una sensazione fantastica

Nicola Maiani e la post-produzione

D. La sua opinione sulla post-produzione:
R. E’ uno strumento, e come tutti gli strumenti bisogna saperli utilizzare al meglio. La difficoltà è riuscire a post-produrre un’immagine facendo in modo che non prenda il sopravvento sul messaggio che si vuole esprimere.

D. Quali sono, secondo lei, i limiti etici alla post-produzione?
R. Non credo ci siano limiti etici, se una pesante post-produzione può aiutare a trasformare lo scatto in quello che si aveva in mente, non vedo motivo di non usarla. Quello che è da evitare sono le esagerazioni, dovute, il più delle volte dalla mancanza di un’idea di fondo, molti usano una pesante post per sopperire ad una mancanza concettuale, ecco, questo credo sia l’errore

D. E’ lecito intervenire per migliorare luci e toni di una foto?
R. Lo si faceva in camera oscura, non vedo perché non farlo adesso

D. Che software usa per la post-produzione?
R. Lightroom e qualche volta lo integro con Photoshop

D. Che tipo di interventi fa di solito?
R. Dipende, mi lascio ispirare dal momento. Ogni matrimonio mi lascia dentro qualcosa ed è diverso da matrimonio a matrimonio. Quello che provo a fare è portare quel qualcosa negli scatti che faccio

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Nicola Maiani: RAW, JPG e TIF

D. In che formato scatta di solito?
R. Raw

D. Se scatta in RAW, che software usa per gestire i file?
R. Lightroom

D. Ha mai provato con LightRoom? Se sì, cosa ne pensa?
R. Un software molto completo e di semplice utilizzo, l’unica pecca è che nell’importazione dei file che non avviene in maniera coerente con l’impostazione della fotocamera

Informazione

D. Legge riviste di fotografia?
R. No. Credo che in Italia non esista una rivista di Fotografia, ma tutte pubblicazioni di fotografia che, sinceramente, lasciano il tempo che trovano.

D. Consulta siti web di fotografia?
R. Ovviamente, è lì che si trovano i migliori spunti e riflessioni sul mondo fotografico.

D. Ne consulta alcuni in maniera abituale, considerandoli un punto di riferimento?
R. No. Cerco sempre di consultarne il più possibile, ma in maniera abituale nessuno

D. Partecipa a workshop o seminari?
R. Preferisco una bella chiacchierata con un fotografo, ma non è escluso che qualche WS interessante possa attrarmi

D. Va a fiere e saloni di fotografia?
R. No, le ritengo superate, all’ultima a cui sono stato come spettatore, ho trovato che il livello medio della fiera era più simile ad un mercato rionale.

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Mostre di fotografia

D. Visita mostre di fotografia?
R. Quando posso

D. Quali sono quelle che ha apprezzato di più in assoluto?
R. Genesi di Salgado

D. Qual è stata l’ultima visitata?
R. Genesi di Salgado

Le attrezzature di Nicola Maiani

D. Attualmente, quali fotocamere usa?
R. Nikon, due D800

D. E quali obiettivi?
R. 28mm, 35mm, 50mm e 85mm

D. L’obiettivo che usa più spesso?
R. Il 28mm perché mi permette di fare quello che amo di più, ossia i ritratti ambientati

D. Quali flash?
R. 2 SB700, ma li uso molto di rado

D. Qual è stata la sua prima macchina?
R. Nikon D60

D. Come si è evoluta nel tempo la sua attrezzatura?
R. A piccoli passi, dalla D60 son passato alla D90, poi per un breve periodo ho avuto una Leica M8 e infine son tornato in Nikon, prima con la D7000 e poi con le mie 2 attuali macchine

D. Ha mai fatto un cambio integrale di marca? Se sì, perché?
R. Da Nikon a Leica. Perché volevo provare a fotografare eliminando quasi totalmente gli automatismi a cui ero abituato, e devo dire che mi è servito molto

D. Dove acquista di solito le attrezzature? Fa spese online?
R. Ho il mio “spacciatore” di fiducia :D

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Nicola Maiani e la nostalgia della pellicola

D. Lavora ancora in pellicola?
R. No, ma vorrei provare a farlo in questa stagione

Info di contatto

  • Nome: Nicola
  • Cognome: Maiani
  • Città: Roma
  • Telefoni: 3476401210
  • Email: nicomaiani@tiscali.it
  • Sito web: www.nicolamaianiphotography.com

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