La fotografia secondo Francesco Spighi
D. Quando e come ha scoperto la fotografia?
R. L’ho scoperta nell’adolescenza, con la Minolta di mio padre. Abbandonata poi per la mia prima grande passione, le motociclette, l’ho ritrovata circa 7 anni fa e da allora pian piano l’amore si è trasformato in professione.
D. Ci racconti il suo primo approccio a quest’arte:
R. Beh, prim’ancora che smanettare con la fotocamera di mio padre e la sua unica lente, un 50mm F1,5, avevo una compatta Yashica.
D. Ricorda la sua prima foto?
R. Penso in gita in terza media, a Londra. Mi regalarono la Yashica quando passai a comunione.
D. Qual è stato il suo percorso di crescita e apprendimento dell’arte fotografica?
R. Ho cominciato da autodidatta. La rete è piena di informazione e spunti, se si è curiosi da ricercarli e sufficientemente critici nei confronti delle proprie foto per continuare a trovarci difetti e migliorare. Dopodiché ho seguito alcuni corsi, soprattutto per arricchire il linguaggio e migliorare il controllo della luce. Infine, hanno completato la mia formazione alcuni workshop con fotografi che stimo. Ma la parte più importante è sempre stata la curiosità, che mi ha fatto sempre scattare tanto, tantissimo.
D. E quali le sue tappe più significative?
R. Sicuramente il corso “Master Fashion” con la scuola YouCrea! Di Firenze.
D. Cosa rappresenta per lei la fotografia in termini emotivi?
R. E’ un linguaggio, fa parte di me. E’ un modo che ho, probabilmente il mio preferito, di comunicare. Ho sempre avuto un buon rapporto con le immagini, da piccolo disegnavo, ho una memoria prevalentemente visiva. Le immagini mi hanno sempre permesso di raccontare, e con la fotografia è lo stesso. Provo una gran soddisfazione quando posso includere, in un unico fotogramma, le emozioni che quel che ho visto mi ha fatto provare.
D. E pratici?
R. Beh, è uno sfogo. A volte diventa una specie di scacciapensieri. Oltre che essere una fonte di reddito ovviamente!
D. Fotografa per lavoro o per diletto?
R. Ho cominciato per passione, come molti. Poi la voglia di farne una professione ha prevalso, incoraggiata dai riscontri positivi che ho avuto dalle persone che durante gli anni hanno avuto modo di apprezzare le mie fotografie. Ma il divertimento, anche quando lo faccio su commissione, non manca mai.
Maestri e grandi fotografi per Francesco Spighi
D. C’è stato un incontro con qualcuno che si rivelato importante per la sua crescita?
R. Edoardo Agresti. Seguii un suo workshop nel 2011. Alcuni suoi apprezzamenti nei confronti del mio portfolio sono stati probabilmente la molla più importante che mi ha spinto a trasformare la passione in professione. Nel 2012 ho avuto modo di incontrare Andrea Corsi (uno dei più bravi Fotografi Matrimonialisti Italiani, e dal mio personale punto di vista sicuramente il più forte fotogiornalista in tale ambito) e di stringere con lui un bel rapporto di amicizia. Anche le sue parole sono state un bell’incoraggiamento a proseguire.
D. Ha avuto un vero e proprio “maestro”?
R. C’è un fotografo, Luca Stazzoni, che è stato il mio primo (e unico) insegnante “fisico”. L’ho sempre chiamato Maestro; un po’ per gioco, ma anche perché mi ha passato alcuni concetti che negli anni sono diventati cardine del mio modo di pensare, fotografare, crescere.
Gli scatti di Francesco Spighi
D. Cosa le piace fotografare?
R. Sono fotografo di matrimonio a Firenze, prevalentemente. Non è un ripiego, ma una vera e propria passione. Mi piace stare in mezzo alla gente, fotografare persone. Inoltre la fotografia di matrimonio richiede grande preparazione in ogni ambito fotografico: paesaggio, reportage, still life, posato, illuminazione…Perché non solo bisogna padroneggiare ogni tipo di genere fotografico, ma essere in grado di applicarlo molto rapidamente.
D. Qual è il suo soggetto preferito?
R. Le persone, e le interazioni fra esse e fra esse e l’ambiente in cui si muovono.
D. Ci racconti il suo concetto di inquadratura:
R. Mi piace cambiare punto di vista. Averne uno diverso, particolare. Cercare sempre qualcosa di interessante. Non mi fermo quasi mai alla prima idea.
D. Che tipo di luci preferisce?
R. Assolutamente la luce ambiente. Ma anche utilizzare i flash in modo creativo mi da sempre una certa soddisfazione.
D. Usa il bianco/nero con il digitale? Se sì, ci parli di questa tecnica e di come la interpreta.
R. Lo utilizzo di rado, penso che il mondo sia a colori. Il Bianco e Nero lo uso quando trovo che il “layer” dei colori sia un disturbo piuttosto che un set di informazioni aggiuntive per l’osservatore. In quei casi penso che il BN abbia una marcia in più.
Francesco Spighi e la post-produzione
D. La sua opinione sulla post-produzione:
R. E’ indispensabile, e ci presto un’attenzione maniacale. Dal mio punto di vista nel reportage è necessaria una cura notevole se si vuole che il racconto scorra senza intoppi. Penso di avere un editing che ormai mi caratterizza.
D. Quali sono, secondo lei, i limiti etici alla post-produzione?
R. Non ci sono limiti etici secondo me…o meglio dipende dal fine che hanno le foto. Il fotogiornalismo non dovrebbe avere interventi che manipolino o alterino l’immagine. Anche se essa stessa è, di per se, un punto di vista soggettivo dell’accaduto.Io nei miei servizi lavoro sul mood della fotografia, sui colori, i toni. Posso a volte eliminare qualcosa di particolarmente brutto, un traliccio, un palo. Ma non lavoro per esempio sulla trama della pelle, o su “presunti” difetti estetici. Penso di poterla sintetizzare così: le mie fotografie devono raccontare la verità, nel modo più estetico possibile.
D. E’ lecito intervenire per migliorare luci e toni di una foto?
R. Certo che lo è! Scattando in RAW, ed avendo in mente cosa si vorrà ottenere nell’immagine finale, la postproduzione può valere anche più del 50% del lavoro. Nel digitale quella fra scatto ed editing è una vera simbiosi, e nessuno dei due è completo senza che l’altro sia eseguito ottimamente.
D. Che software usa per la post-produzione?
R. Lightroom.
Francesco Spighi: RAW, JPG e TIF
D. In che formato scatta di solito?
R. Scatto in RAW, sempre.
D. Se scatta in RAW, che software usa per gestire i file?
R. Prevalentemente Lightroom.
D. Cosa ne pensa?
R. E’ un ottimo SW che si sposa alla perfezione con il mio modo di lavorare. Mi permette di gestire in un unico ambiente tutte le fasi del lavoro, dall’importazione dei raw fino all’esportazione in jpeg per la stampa. Raramente utilizzo plugin aggiuntivi o esco per lavorare in photoshop.
Informazione
D. Legge riviste di fotografia?
R. Le leggevo, preferisco i libri.
D. Consulta siti web di fotografia?
R. Vivo sul web, è da qui che ho appreso la maggior parte di quello che so. Ed è lo strumento che mi permette di confrontarmi con il mondo intero.
D. Ne consulta alcuni in maniera abituale, considerandoli un punto di riferimento?
R. Più che siti generalisti, seguo molti fotografi, soprattutto americani.
D. Partecipa a workshop o seminari?
R. L’ho fatto, in passato. E penso che se capiterà di poter seguire qualcuno dei fotografi che ammiro di più, non mi lascerò sfuggire l’occasione.
D. E fa parte di una associazione del settore?
R. Di ANFM, l’Associazinoe Nazionale Fotografi Matrimoniaslisti.
D. Va a fiere e saloni di fotografia?
R. No, li ritengo concetti superati tramite il WEB.
Mostre di fotografia
D. Visita mostre di fotografia?
R. Certo, appena posso!
D. La mostra che vorrebbe vedere?
R. Robert Capa, a Firenze. Andrò fra pochi giorni.
Le attrezzature di Francesco Spighi
D. Attualmente, quali fotocamere usa?
R. Utilizzo Nikon, ho una D800 e una D800e.
D. E quali obiettivi?
R. Prevalentemente uso ottiche fisse. 20, 28, 50, 85. HO anche due zoom, un 14-24 e un 24-120, ma che porto con me solo per esigenze specifiche. In più ho un paio di vecchie lenti, un 50 e un 35 manual focus, che utilizzo per il loro carattere e per il free-lensing.
D. L’obiettivo che usa più spesso?
R. Il 50mm è il mio obiettivo. Ci scatto il 70% delle mie fotografie.
D. Qual è stata la sua prima macchina?
R. Nel digitale, una D90. Con un 50mm f1,8.
D. Come si è evoluta nel tempo la sua attrezzatura?
R. Ho comprato e venduto tantissimo, e continuo a farlo. La ricerca continua e il linguaggio si evolve. Comunque ho sempre scattato molto con ottiche fisse.
D. Ha mai fatto un cambio integrale di marca? Se sì, perché?
R. No, non ne sento il bisogno. Penso che avere un’attrezzatura con cui si lavora senza pensare a cosa si sta facendo, ma solo all’immagine che si vuol ottenere, in termini assoluti di più vantaggio che qualche feature migliore. Il feeling migliora il 100% delle foto, qualche feature può influire su quante? Il 5, il 10%?
D. Dove acquista di solito le attrezzature? Fa spese online?
R. Per le spese più importanti (corpi macchina, ottiche importanti…) ho un negozio di fiducia. Per ottiche di terze parti, accessori o componentistica invece mi servo prevalentemente on line.
Francesco Spighi e la nostalgia della pellicola
D. Lavora ancora in pellicola?
R. No. Penso che ormai con il digitale si possa realizzare qualsiasi cosa. Per come intendo il servizio nel suo insieme, penso che la differenza di linguaggio la facciano più che altro le ottiche, a parità di formato 35mm. Ecco, se dovessi prendere di nuovo un sistema a pellicola, vorrei un medio formato. E non è detto che non lo faccia in futuro!
D. Com’ è fatto il suo studio fotografico?
R. Non ho uno studio vero e proprio. Mi appoggio ad uno spazio in co-working ma solo per necessità estreme. Per il mio modo di vivere la fotografia, non è indispensabile.
D. Quali sono le attrezzature specifiche da studio?
R. Per quanto mi riguarda mi basta un laptop.
D. Che genere di fotografia vi realizza?
R. Non fotografo mai nello spazio dove lavoro, se non occasionalmente per qualche ritratto rubato al volo.
Info di contatto
- Nome: Francesco
- Cognome: Spighi
- Indirizzo: Via V. Bottego, 9
- Città: Firenze
- Sito web: www.francescospighi.com
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