La fotografia secondo Paolo Zitti
D. Quando e come ha scoperto la fotografia?
R. A metà degli anni ’70 moltissimi giovani fotografavano e stampavano da soli le loro foto in bianco e nero. Due miei amici più grandi avevano una camera oscura in comune e spesso passavo intere giornate con loro. In seguito abbiamo comprato una reflex in società e da lì ho iniziato a fotografare in maniera continuativa.
D. Qual è stato il suo percorso di crescita e apprendimento dell’arte fotografica?
R. Dopo il diploma superiore mi sono iscritto ad una scuola biennale di fotografia industriale e pubblicitaria per approfondire le tecniche di ripresa e di illuminazione.
D. E quali le sue tappe più significative?
R. Dopo la scuola ho fatto ho fatto per un po’ l’assistente, anche in produzioni cine-televisive e in seguito ho frequentato uno studio di fotografia di arredamento per imparare a illuminare grandi ambienti ricostruiti in studio.
D. Cosa rappresenta per lei la fotografia in termini emotivi?
R. E’ un mezzo per esprimere come vedo il mondo. Penso sempre in termini fotografici, anche se non ho con me la macchina, guardo le persone e le cose come se dovessi fotografarle.
D. E pratici?
R. E’ il mio lavoro, devo impegnarmi per ottenere dei buoni risultati.
Maestri e grandi fotografi per Paolo Zitti
D. C’è stato un incontro con qualcuno che si rivelato importante per la sua crescita?
R. Il mio professore di fotografia a scuola che ha alimentato la mia passione fino a farmi decidere di trasformarla nel mio lavoro.
D. Ha avuto un vero e proprio “maestro”?
R. Non ho avuto un unico “maestro”, piuttosto diversi fotografi anche famosi cui ispirarmi.
Gli scatti di Paolo Zitti
D. Cosa le piace fotografare?
R. Molte cose, ma soprattutto mi piace fotografare le persone mentre svolgono un’attività. Penso che da ogni soggetto si possa tirare fuori una buona fotografia utilizzando la luce, la scenografia, il punto di vista.
D. Qual è il suo soggetto preferito?
R. Amo molto il mare e tutto quello che si svolge in quell’ambiente. Il mare può essere lo sfondo, la scenografia, ma anche il protagonista. Come il cielo, il mare è sempre diverso, non mi stanco mai di osservarlo e sul mare o in riva al mare succedono molte cose interessanti.
D. E il genere?
R. Quando non svolgo lavori su commissione mi dedico a progetti a lungo termine, che prevedono programmazione, studio e approfondimento. Una specie di reportage che mi porta gradualmente ad avvicinare persone e ambienti che non conosco ma di cui sono curioso.
Paolo Zitti e la post-produzione
D. La sua opinione sulla post-produzione.
R. La post-produzione è diventata indispensabile per la fotografia di oggi. Nel reportage va usata con equilibrio, senza stravolgere quella che era la scena che si presentava davanti al fotografo al momento dello scatto.
D. Quali sono, secondo lei, i limiti etici alla post-produzione?
R. Nella foto pubblicitaria per me vale tutto: lo spettatore sa che potrebbero esserci stati interventi di ritocco in post-produzione e questo non è molto diverso dall’uso delle scenografie finte per ambientare le foto. Le cose cambiano per il reportage: se un lavoro viene presentato come una presa diretta della realtà, secondo me non è lecito togliere oggetti o aggiungere cose che non c’erano al momento dello scatto, è un inganno verso chi guarda la foto. Recentemente un fotografo è stato licenziato per questo e alcuni premi internazionali sono stati revocati per lo stesso motivo.
D. E’ lecito intervenire per migliorare luci e toni di una foto?
R. Per me sì, ma senza esagerare. L’effetto HDR ha fatto il suo tempo.
D. Che software usa per la post-produzione?
R. Lightroom e Photoshop.
D. Che tipo di interventi fa di solito?
R. Regolazioni di luminosità, contrasto, vividezza e filtri sfumati che fanno lo stesso effetto di quelli di vetro che uso da vent’anni.
Paolo Zitti: RAW, JPG e TIF
D. In che formato scatta di solito?
R. Scatto sempre in Raw al massimo della definizione e in post-produzione lavoro i file a 16 bit.
D. Se scatta in RAW, che software usa per gestire i file?
R. Lightroom. E’ ottimo sia per gestire grandi quantità di foto, sia come software di post-produzione.
Informazione
D. Legge riviste di fotografia?
R. Poche, sono per lo più riviste di tecnica.
D. Consulta siti web di fotografia?
R. Si, guardo i siti delle maggiori agenzie come Magnum o VII e seguo i siti dei fotografi che mi piacciono.
D. Partecipa a workshop o seminari?
R. Qualche volta partecipo a workshop soprattutto se sono tenuti da fotografi importanti.
D. E fa parte di una associazione del settore?
R. Sono iscritto alla TAU Visual.
D. Va a fiere e saloni di fotografia?
R. Raramente.
D. Cosa ne pensa, li trova utili?
R. Non molto, sono molto orientati alle attrezzature.
Mostre di fotografia
D. Visita mostre di fotografia?
R. Si
D. Quali sono quelle che ha apprezzato di più in assoluto?
R. La grande mostra su Mario Giacomelli di qualche anno fa e la mostra antologica sulla sicurezza sul lavoro.
D. Qual è stata l’ultima visitata?
R. Ho visitato Itaca di Giovanni Marrozzini, un reportage di un anno in giro per l’Italia in camper.
D. La mostra che vorrebbe vedere?
R. Genesi di Sebastao Salgado.
D. Ha realizzato sue mostre fotografiche? Se sì, dove e quando?
R. Ho realizzato una mostra sul lavoro nei cantieri navali per il centenario della nascita della CGIL, allestita sul tetto di un parcheggio che per due mesi d’estate si è trasformato in una piazza, con il bar, i tavolini e il palco per suonare e parlare del mare, delle navi e del lavoro.
Nel 2011 ho realizzato la mostra “Uomini in mare” sul lavoro a bordo dei pescherecci che è stata allestita all’interno del mercato ittico di Ancona durante il periodo di fermo pesca.
D. Ci racconti la più emozionante tra queste esperienze.
R. Ho fatto costruire sul tetto di un parcheggio una struttura di tubi a forma di prua di nave, un triangolo di 30 m di lato e all’interno le mie foto stampate in grande formato e illuminate di notte. Decine di persone hanno lavorato per questo progetto, tutto per presentare al meglio il mio lavoro. Il giorno dell’inaugurazione ero molto emozionato.
Le attrezzature di Paolo Zitti
D. Attualmente, quali fotocamere usa?
R. Canon Full Frame e Sony Nex.
D. E quali obiettivi?
R. Uso molto i decentrabili per l’architettura e per gli interni delle barche. Ho il 17, il 24 e il 45 decentrabili. Per il reportage uso zoom 16-35, 24-70, 70-200 e 300.
D. L’obiettivo che usa più spesso?
R. Il 24-70. A volte è l’unico obiettivo che mi porto in borsa.
D. Quali flash?
R. Ho due Canon 580 EX e un vecchio 420 EX che uso lontano dalla macchina attivandoli con comandi radio.
D. Qual è stata la sua prima macchina?
R. Una Yashica FX-D con obiettivo Zeiss
D. Come si è evoluta nel tempo la sua attrezzatura?
R. Fino all’avvento del digitale di qualità, il mio lavoro veniva fatto con il banco ottico 13×18 e 10×12 e per le foto meno importanti si poteva usare il 6×9 o il 6×7. Il formato 35 mm non era ammesso, perché era difficile ottenere scansioni adatte per la stampa da un fotogramma così piccolo. Oggi con la reflex full frame si può fare quasi tutto.
D. Ha mai fatto un cambio integrale di marca? Se sì, perché?
R. Sono passato dalla Contax manuale alla Canon autofocus quando le Contax non si potevano più riparare.
D. Dove acquista di solito le attrezzature? Fa spese online?
R. Ho alcuni fornitori di fiducia, ma anche online.
Paolo Zitti e la nostalgia della pellicola
D. Lavora ancora in pellicola?
R. No, ormai da qualche anno, ma ogni tanto penso che prima o poi riprenderò la Sinar 10×12 per fare qualche scatto in pellicola. Ho nostalgia della lentezza con cui si lavorava con il banco ottico.
Info di contatto
- Nome: Paolo
- Cognome: Zitti
- Indirizzo: via Cadore 2
- Città: Ancona
- Telefoni:
- Email: info@paolozitti.it
- Sito web: www.paolozitti.it
Commento alle foto allegate
- Dalla 001 alla 004 “Qualcosa in cantiere” il lavoro umano nella costruzione delle navi
- Dalla 005 alla 009 “Uomini in mare”
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