Uno dei generi più rispettati e ammirati, la fotografia documentaria si occupa di eroici reportage di guerra, di presentare impietosi resoconti di carestie e agitazioni sociali e di riflessere come in uno specchio gioie e dolori della vita di tutti i giorni: guida lo standard della fotografia come mezzo supremo per rivelare il genere umano stesso.

Nel XXI secolo, i progressi nella tecnologia digitale e la diffusione di internet hanno portato a un’esplosione di interesse per wuesto genere. Oggi c’è una rinascita di giovani fotografi che rivoltano vecchie pietre alla scoperta di nuove angolazioni. Un tempo, il reportage fotografico di una comunità isolata, per esempio, sarebbe stato apprezzato per il suo voyeurismo compassionevole. Oggi ci aspettiamo un impegno autentico, nato da un coinvolgimento di lunga durata, che guidi all’analisi e alla comprensione insieme a una serie di meravigliose fotografie.

Doppia mansione della fotografia documentaria

La fotografia documentaria è in parti uguali giornalismo socialmente impegnato e abilità fotografica. Il giornalista presuppone di non sapere nulla e si pone le domande chiave: chi, quando, dove, come e perchè? Il fotografo esprime le risposte per immagini e trascina lo spettatore nella storia per tarlo immergere, arche se per pochi attimi, nella vita dei protagonisti. Le migliori fotografie documentarie sono realizzate da dentro l’azione: i risultati sono più convincenti se siete coinvolti, pur conservando un certo distacco per raccontare la storia con obbiettività.

Lo strumento fondamentale è un obiettivo grandangolare, un 35 mm o meno, con un’ampia apertura massima, almeno f/2, per poter lavorare in condizioni di luce scarsa senza flash. Fotografie in bianco e nero per conservare un’aspetto da pellicola e aggiungete anche una simulazione della grana tipica se vi piace queste effetto. In questo campo delicato, le grandi dSLR non sono la scelta migliore. Alcuni Fotoreporter preferiscono le compatte, molto più discrete. Quando uscite per scattare fotografie la vostra attività vi espone a un maggior rischio di attirare l’attenzione, ovunque siate. Nessuna foto vale la vostra vita o il rischio di rimanere feriti; la sicurezza è la cosa più importante.

Costruire una storia

Il metodo tradizionale per costruire una storia sfrutta tecniche ben consolidate. Iniziate con l’introdurre un’impressione del posto: mostrate una veduta generale del luogo, o posizionate il protagonista principale contro uno sfondo significativo.

Come in ogni storia, i personaggi devono essere presentati: mostrateli con ritratti in posa o raccontateli tosi come vivono la loro quotidianità. Proseguite poi con le loro vicende. Perché dovremmo essere interessati alle loro particolari esperienze? Hanno una storia significativa o ci regalano una visione affascinarne di una cultura diversa? Qualunque sia la motivazione, il modo in cui maneggiate la fotocamera sarà espressione del rapporto che crea più è forte il legame tra voi e il soggetto, più coinvolgenti saranno le immagini.

Questioni pratiche

Una volta giunti sul posto, scattatelo a fondo: fotografate qualsiasi cosa, anche gli oggetti e le azioni più banali, perché potreste non comprenderne il senso fino a quando non ve ne sarete andati. Non potrete rimediare al momento e forse non vi capiterà mai più di tornare nello stesso luogo.

Annotate nomi e professioni delle persone fotografate: resoconti scritti sono preziosi per confermare e verificare le vostre storie. Ugualmente lavorate con onestà e promettete solo ciò che potete mantenere: per esempio, dite che manderete le stampe solo se intendete davvero onorare l’impegno. Se deludete qualcuno o, peggio ancora, lo esponete a pericoli rivelandone l’identità, renderete il compito del fotografo che arriverà dopo di voi molto arduo, se non addirittura impossibile.

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