La macchina fotografica Diana, chiamata anche “macchina fotografica giocattolo” è una macchina fotografia economica dotata di funzioni base. Costruita tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta ad Hong Kong, è una macchina fotografica con il corpo in plastica che fu subito imitata e copiata da parecchie case produttrici che rilasciarono la loro personale versione della Diana.
Mentre le edizioni successive della Diana permettevano di realizzare scatti di 6 x 6 centimetri, i modelli originali potevano scattare foto delle dimensioni di soli 4 x 4 centimetri, con la conseguenza dio un grande spreco di pellicola.
Per via della pessima qualità della plastica utilizzata per la sua realizzazione, la luce spesso riusciva a infiltrarsi nel corpo della macchina, danneggiando la pellicola. Allo stesso modo, le lenti della Diana erano molto approssimative e restituivano immagini confuse o senza contrasto.
Visto che queste macchine fotografiche molto basilari erano spesso considerate alla stregua di giocattoli, solitamente venivano affidate ai bambini. Di fatto, la maggior parte delle macchine fotografiche Diana diventavano premi nelle fiere, nelle riffe e nei giochi dei parchi di divertimento. Tuttavia, a volte venivano anche utilizzate dai fotografi professionisti per creare immagini insolite e spesso creative per via delle imprevedibili infiltrazioni di luce e dell’inaffidabilità delle lenti. La maggior parte delle fotografie scattate con una Diana, infatti, tendono ad essere sfumate e con un forte effetto vignetta, un termine fotografico che si utilizza per descrivere una fotografia dai bordi imprecisi e confusi.
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