Benvenuti in questo tutorial dedicato alla tecnica dei tempi lunghi simulati.

Faccio subito una premessa, raccontando di come – postando foto dove si dichiara questa tecnica – spesso arrivino commenti del tono:

  • non mi piacciono le cose finte
  • ma perchè non usi i filtri ND
  • con photoshop siete tutti bravi

e così via contestando.

Tutto questo perchè nella dicitura appare la parola “simulati”, che nella mente delle persone poco preparate – e molto critiche – suona subito come “falso”.

Ma qui “simulati” ha il significato vero, quello normale in fotografia, ossia usare un procedimento diverso per ottenere lo stesso risultato di altri.

Mi spiego.

Tecnica dei tempi lunghi simulati

La tecnica dei tempi lunghi simulati

Innanzitutto vediamo a cosa serve questa tecnica che, come molte altre tecniche avanzate, è composta da una fase di scatto e una fase di post produzione sinergiche tra loro.

Come dice il nome serve per ottenere tempi di scatto molto lunghi.

Uno dei motivi per usarli è per avere il classico “effetto seta” che si applica principalmente su:

  • nuvole in movimento
  • flusso di acqua corrente

Tutti sanno che questo celebre e celebrato “effetto seta” si ottiene appunto usando tempi di scatto molto lunghi, arrivando fino al limite tecnico delle fotocamere che è di 30 secondi.

Ma se questo tempo non ci bastasse e volessimo scattare con tempi molto più lunghi, ad esempio 5, 10, o anche 20 minuti?

In questo caso andiamo incontro a due tipi di problemi:

  • problematiche del sensore negli scatti con durata molto lunga
  • luce eccessiva per esposizione corretta con quel tempo

La prima deriva dal riscaldamento del sensore.

Non è così evidente, viene trascurato da molti, ma esiste e crea varie anomalie visive. Una delle più note è quella degli hot spot.

Senza scendere nei dettagli tecnici, diciamo che non consigliabile, tanto per il sensore quanto per la qualità della foto, fare scatti singoli con tempi molto lunghi.

La seconda invece è abbastanza intuitiva ed è quella che da maggiori rogne in termini pratici:

di giorno, anche a ISO 100 e chiudendo tutto il diaframma, è impossibile impostare tempi lunghi.

Consideriamo i parametri base per scattare a pieno sole, che sono:

  • ISO 100
  • F 8
  • 1/250 di secondo

Ora, se ipotizziamo di chiudere a F32 riusciamo al massimo ad arrivare a 1/15 di secondo.

Quando il filtro ND non basta

Per ovviare a questo noto problema si usano i filtri ND, ossia Neutral Density. Come sappiamo si tratta di filtri grigi neutri che riducono solamente la quantità di luce passante. E questo permette di impostare tempi di scatto più lunghi.

Se ipotizziamo di usare uno dei filtri ND più “potenti”, ossia un fattore 10 (che sottrae quindi 10 stop di luce) riusciamo a scendere agevolmente a un tempo di scatto di 30 secondi.

Ma se volessimo arrivare a un tempo di scatto di 5 minuti?

Per farlo servirebbe un ulteriore filtro ND, oltre al fattore 10 già applicato, che sottragga altri stop di luce.

Ma sappiamo che montare due filtri ND compromette pesantemente la qualità della foto, soprattutto se i filtri non sono di qualità eccellente.

Certo, se la luce ambiente fosse minore di quella del pieno sole presa in esame nel nostro esempio, allora potremo arrivare a 5 minuti già con il filtro ND fattore 10.

Ma se invece il nostro fine fossero scatti da 10, 20 o anche 30 minuti, ovvio che non esiste filtro ND che tenga.

La soluzione arriva appunto dalla tecnica dei tempi lunghi simulati.

Come si applica questa tecnica

Come abbiamo anticipato, la tecnica dei tempi lunghi simulati si articola in una fase di ripresa e una di post produzione, che sono sinergiche tra loro.

Questo vuole dire che non si può fare a meno di una delle due e che ciascuna è connessa direttamente all’altra.

La fase di ripresa consiste nella realizzazione di una serie di scatti successivi. Quella di post produzione è uno stacking con media aritmetica. Poi esiste anche una successiva lavorazione in PP, che è però opzionale.

Entriamo nel dettaglio.

Il concetto alla base della fase di ripresa è che andiamo a frazionare il tempo lungo di scatto che vogliamo ottenere, dividendolo in tanti scatti da 30 secondi ciascuno.

Se vogliamo fare uno scatto da 10 minuti, lo frazioniamo in 20 scatti da 30 secondi.

Ovviamente la serie di scatti (da 30 secondi ognuno) deve essere continua, senza intervallo o con intervallo minimo tra gli scatti.

La sua durata, appunto, è quella dello scatto finale che vogliamo ottenere, quindi in questo caso la serie di scatti (da 30 secondi ciascuno) dura 10 minuti.

Post produzione dei tempi lunghi

Fatti i nostri 20 scatti, li apriamo, sviluppiamo adeguatamente i RAW e otteniamo dei TIF. Essi vengono poi importati come livelli in PS, aggregati come oggetto avanzato e seguendo la procedura

livelli>oggetti avanti>metodo di fusione scegliamo media aritmetica.

Il gioco è fatto e la fusione avvenuta genera il nostro scatto “simulato” da 10 minuti.

Come capite bene non ci sono limiti di tempi, sia per quanto riguarda il tempo dei singoli scatti, che la durata totale della ripresa.

I singoli scatti di solito sono da 30 secondi per farne meno possibile, ma possono anche essere con velocità minori. Questo nel caso l’accoppiata filtro ND disponibile – luce ambiente non permetta di arrivare fino a 30 secondi.

La durata totale dipende invece dalla velocità del fenomeno che vogliamo riprendere. L’acqua solitamente non richiede tempi totali lunghissimi, ma le nuvole possono dare il meglio con tempi che superano anche la mezz’ora.

Startrail: un tempo lungo simulato

Se riflette bene, anche la procedura per realizzare startrail con fotocamere digitali è un tempo lungo simulato.

Quando si facevano in pellicola bastava aprire l’otturatore per un paio d’ore e lo startrail era fatto. Con una digitale questo non è possibile, per cui si ricorre al frazionamento della ripresa.

Ossia una serie di scatti da 30 secondi per la durata di un paio d’ore.

Poi, nel caso dello startrail la PP prevede la semplice sommatoria della luce di ciascuno scatto della serie (stacking/massimo), mentre nel caso dei tempi lunghi simulati si procede con la fusione per stacking/media.

Tecnica white – tecnica black

Ovviamente, come per tutte le tecniche di fotografia digitale, anche per i tempi lunghi simulati esiste una versione white, ossia etica di questa procedura, come ne esiste una black, diciamo più “creativa”.

La white, quella che abbiamo descritto sopra, è una vera e propria simulazione fisica di un tempo di scatto lungo tanto quanto la durata della serie di scatti.

La black è invece una via diversa, con maggiore lavorazione in PP, per avere lo stesso risultato ma partendo da una serie di scatti fatta diversamente. Ed è pensata per chi non ha filtri ND con cui realizzare gli scatti a tempi lunghi che sono la base della serie.

Ve la accenno brevemente e resto a disposizione di chi la vuole approfondire.

Tempi lunghi simulati se non avete filtri ND

Si tratta in sostanza di ottenere comunque un tempo lungo simulato ma partendo da una serie di scatti normali, fatti appunto senza disporre di un filtro ND. Questo vuol dire che difficilmente potrete andare a tempi di durata superiore al secondo (ma probabilmente anche meno).

Vi anticipo che va molto bene per le nuvole, meno per l’acqua. Per le nuvole non è importante il tempo dei singoli scatti, per l’acqua invece deve comunque essere di almeno 1 secondo, meglio se 2.

Naturalmente in questo caso non potete fare una serie continua di scatti, perchè avreste una raffica lunghissima che peraltro saturerebbe rapidamente il buffer della fotocamera, interrompendo la ripresa.

Ipotizzate infatti di riuscire ad allungare il tempo di scatto a 1 secondo e di voler fare un tempo lungo simulato di 10 minuti.

Scattando in sequenza dovreste fare teoricamente 600 scatti. Considerando però i tempi intermedi di ricarica dell’otturatore potreste scendere realisticamente a 400/450 scatti per 10 minuti di ripresa.

Capite subito che è già un numero di immagini quasi impossibile da gestire e fondere in PS.

Quindi, se vi trovate in questa particolare situazione dovete distanziare gli scatti. Ossia interporre un intervallo ragionevole tra gli scatti della serie.

Non troppo lungo, ovviamente, ma soprattutto sinergico alla velocità di movimento delle nuvole.

  • veloci = intervallo più breve
  • lente = intervallo più lungo

Poi la PP è simile a quanto visto prima.

L’unica differenza è che il risultato finale sarà in realtà un passaggio intermedio, da sottoporre a ulteriore post produzione per arrivare all’effetto seta. Nel caso di nuvole somiglierà più a un cloudtrail che a un effetto seta.

Poi una specifica lavorazione in PP permette di sfumare gli elementi in movimento per ottenere il corretto effetto seta che cercavamo.

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