L’urban safari fotografico
Il termine “urban safari” (sottinteso “fotografico”) unisce la parola “safari” (fotografico), che sta appunto a indicare una vera e propria caccia, con “urban”, ossia urbano, quindi che si svolge all’interno di un’area urbanizzata, solitamente una città.
Di cosa si tratta? Di una vera e propria caccia fotografica che esplora aree urbane, quindi in particolare città e centri storici, alla ricerca di immagini curiose, emozionanti, sfiziose, intriganti, insolite.
Ci si immerge negli ambienti urbani per scovare situazioni, angoli, geometrie, particolari, elementi grafici, insomma tutto quello che solletica la nostra fantasia e serve a creare immagini suggestive, astratte, fantasiose, intriganti e anche interrogative.
Oltre a essere un piacevole “gioco” fotografico, che permette di creare immagini di grande suggestione e, se ben coltivato, dare vita a progetti personali di alto livello espressivo, l’urban safari è un eccellente esercizio per allenare la mente e l’occhio alla ricerca dei particolari, alla composizione delle inquadrature, alla gestione degli elementi grafici che la realtà ci offre.
In particolare, se fatto usando teleobiettivi dal 100mm in su, la pratica dell’urban safari consente di sviluppare una eccellente capacità di isolare frammenti di reale, anche appartenenti a oggetti differenti (addirittura posti su piani spaziali distanti tra loro) e creare con essi nuove strutture grafiche.
Infine, l’urban safari permette di imparare la corretta gestione delle luci/ombre e in particolare delle ombre in relazione con il soggetto che le genera, o anche con elementi vicini. Le ombre diventano infatti a loro volta elementi grafici da inserire nelle inquadrature con grande e forte valenza espressiva.
Dove si fa l’urban safari
Non ci sono luoghi specifici per organizzare un urban safari fotografico perché è possibile farlo ovunque vi sia un ambiente urbano. In Italia praticamente ogni paese o città è terreno fertile per questo tipo di pratica fotografica, basta avere occhio e creatività.
Certamente le città moderne con le loro architetture geometriche di vario stile (dagli edifici razionalisti al liberty, dal rinascimento al post moderno), ma anche i loro arredi urbani, le vetrine, le auto, rappresentano il terreno ideale per un urban safari; da non sottovalutare ovviamente i centri storici e i borghi antichi, che offrono altrettanto ottime occasioni.
Un terreno di lavoro davvero avvincente per la ricchezza di soggetti sono le periferie, con le loro sequenze di grandi palazzi popolari e il loro frequente degrado, ma costituiscono anche dei luoghi da affrontare con grande cautela, soprattutto di notte, per le ovvia considerazioni legate alla sicurezza di chi vi si avventura.
Da non disdegnare l’archeologia industriale e i “salotti buoni” delle grandi città, che costituiscono certamente ambiti impegnativi per la creatività, ma anche luoghi dove si possono cogliere elementi di grande interesse visivo.
Ottime occasioni sono rappresentate infine da
- svincoli stradali
- ponti
- porti
- ferrovie
naturalmente nei tratti liberamente accessibili. Non violate mai la legge per fare uno scatto: oltre alle conseguenze penali potrebbe andarne di mezzo anche la vostra sicurezza personale.
Quando si fa l’urban safari
Non vi sono limiti di stagione o di orario per fare un urban safari, ma certamente vi sono importanti considerazioni relative alla location scelta, alle luci disponibili e soprattutto alla frequentazione “umana” dei luoghi.
Lo si può fare di giorno, perché anche in luce diurna l’ambiente urbano offre qualche spunto di interesse, soprattutto con sole pieno (che genera zone di forte luce contro ombre nette e scure); ovviamente il momento principe in cui svolgere un urban safari è la notte, neppure tanto l’imbrunire, quella celebrata “ora blu” passione e cruccio di tanti fotografi di paesaggi e borghi. Proprio la notte, con il cielo nero come il carbone rotto dalle tante luci artificiali.
La luce nell’urban safari
Durante il giorno in un ambiente urbano abbiamo due diverse situazioni di luce possibili, sia pur con le relative sfumature intermedie: sole pieno e nuvoloso. In mezzo troviamo tutte le varianti del sole velato. In ogni caso la sorgente luminosa è sempre una, ossia il sole.
Essa può illuminare la scena in modo diretto, quindi sorgente netta e unidirezionale, con ombre profonde e luci potenti, oppure in modo diffuso (tipico del nuvoloso), quindi luce praticamente omnidirezionale, ombre minime o assenti e luci indistinguibili. In mezzo ci sono tutte le varianti del sole velato, che man mano trasformano la luce da diretta e unidirezionale a diffusa e omnidirezionale, portando le ombre da nettissime a impercettibili.
In tutti questi casi però la sorgente luminosa è una sola e l’ombra, quando presente, è sempre una. Inoltre la temperatura di colore è costante e uniforme, essendo presente una sola sorgente.
Di notte le cose cambiano radicalmente, per vari motivi:
- sorgenti luminose multiple
di notte in ambiente urbano la luce proviene per lo più dai lampioni stradali e dalle insegne dei negozi, ma anche dagli impianti di illuminazione di negozi e palazzi. Questo fa si che le sorgenti siano molteplici, si potenza diversa a seconda dei punti in cui ci si trova. - temperatura di colore incostante e varia
la presenza di molti tipi di sorgente luminosa fa si che anche il tipo di lampada impiegata sia diverso, e questo porta ad avere luci di differente temperatura di colore. - ombre di vario tipo
inoltre l’esistenza di differenti sorgenti luminose crea la presenza contemporanea di altrettante ombre, alcune nette, alcune sfumate.
Tutti questi elementi, che all’apparenza costituiscono motivo di preoccupazione per un fotografo, nella pratica dell’urban safari diventano straordinarie fonti creative, a patto ovviamente di saperle amministrare con maestria.
La presenza di sorgenti di luce multiple, magari con diverse temperature di colore, e comunque con generazione di altrettante ombre, permette di creare composizioni con spazialità che di giorno sono del tutto impossibili.
Le luci artificiali dell’illuminazione pubblica sono spesso collocate in punti che normalmente, di giorno, risultano bui o comunque non vengono illuminati direttamente dal sole; questo permette al praticante dell’urban safari di “svelare” fotograficamente angoli e aree del tessuto urbano che sono preclusi alla luce diurna.
Le luci delle vetrine dei negozi creano situazioni di luce invisibili di giorno, così come le loro insegne permettono di generare suggestivi stati di luce nelle vie.
Le specifiche temperature di colore delle luci artificiali, pensiamo in primis al caratteristico giallo delle lampade ai vapori di sodio dei lampioni stradali, offrono suggestive visioni monocromatiche ma coloratissime del territorio urbano, che vengono poi interrotte dalle diverse tinte di altri tipi di luce, dai fari delle auto, dai colori dei neon, e così via.
L’attrezzatura per l’urban safari
Per realizzare un urban safari fotografico non servono speciali attrezzature; quello che è importante, ma si tratta dell’unico elemento tecnico davvero rilevante, è la fotocamera, ma solo se si vuole lavorare di notte e senza cavalletto. In questo caso serve un corpo macchina in grado di operare agevolmente con sensibilità molto alte e senza generare rumore eccessivo; le Canon e Nikon di ultima generazione sono eccellenti per questo.
Corpo macchina
Come riferimento possiamo dire che per un urban safari in notturna senza uso del cavalletto (ossia la formula che sposa in pieno la filosofia di questo tipo di fotografia e che regala maggiori soddisfazioni) è necessario poter scattare a 6400 ISO senza rumore o con rumore minimo (correggibile via software).
Obiettivi
In termini di obiettivi non ci sono indicazioni specifiche: si può fare tutto anche con il solo 50mm. Di solito l’esperienza insegna però che per fotografare ambienti urbani o edifici è bene avere un grandangolare molto ampio, mentre per ritagliare dettagli (che è l’aspetto più affascinante e gratificante dell’urban safari) serve un buon tele.
Una combinazione molto flessibile e utile è quella di associare uno zoom grandangolare, tipo 16/35 mm, a uno zoom tele, tipo 80/200mm; parliamo naturalmente di un corpo macchina a sensore pieno, per cui su una reflex APS dobbiamo riferirci agli obiettivi che (in proporzione al fattore di moltiplicazione) consentono le medesime focali.
Per questa “caccia” fotografica è di gran lunga preferibile avere degli zoom piuttosto che dei focale fissa, per via della loro ovvia versatilità operativa.
Naturalmente è anche preferibile ricorrere a obiettivi molto luminosi, per le ovvie considerazioni relative alla scarsa disponibilità di luce; è vero che con le digitali la luminosità dell’obiettivo è diventata meno importante e vincolante, perché se non basta la luce si alza la sensibilità di qualche stop, ma ricordo che nell’urban safari notturno quasi sempre si parte già da 6400 ISO, ossia il massimo praticabile, quindi c’è ben poco da “alzare”.
Infine, parlando di obiettivi, la presenza di uno stabilizzatore è molto utile quando la luce è davvero poca.
Come si scatta nell’urban safari
Nulla vieta di usare il cavalletto, ma certamente esso introduce degli elementi sfavorevoli alla pratica dell’urban safari, sia dal punto di vista tecnico, sia di relazione con l’ambiente urbano e i suoi abitanti.
Come tutti sanno, di notte la scelta è tra scattare a mano libera, quindi ricorrendo a sensibilità altissime, tempi lenti al limite del rischio mosso (spesso anche oltre) e diaframmi quasi sempre sul “tutto aperto”, oppure ricorrere al cavalletto (con scatto flessibile) e usare sensibilità 100 ISO, diaframma f8 e tempi lunghi in relazione.
La filosofia originale dell’urban safari fotografico è la stessa del vero safari, ossia la “caccia”. Quindi attrezzatura leggera, camminare molto, occhi aperti in tutte le direzioni, scattare rapidamente senza dare troppo nell’occhio, massima concentrazione per “vedere” l’ambiente urbano con occhi diversi e cogliere tutto quello che stimola la nostra creatività.
Chiaro che l’uso del cavalletto contrasta in toto con questi precetti. Esso impone lentezza e ostacola i movimenti, costringe a portare un peso rilevante, ma soprattutto rende il fotografo molto visibile per cui quindi spesso lo fa apparire sospetto agli occhi di metronotte, forze dell’ordine e passanti, con le relative fastidiose conseguenze.
Essere visibili diminuisce la nostra capacità di concentrazione, la voglia di “osare” fotograficamente, le possibilità di andare a scattare tranquillamente in luoghi con persone; in ultimo, ma è un aspetto da non sottovalutare, espone al rischio di suscitare interesse da parte di qualche malintenzionato. In sostanza, ricordate che il cavalletto è maledettamente visibile.
Altro aspetto da non trascurare è che la fotografia con il cavalletto permette sensibilità basse (quindi poca granulosità nell’immagine) e diaframma chiuso, per cui risulta perfettamente illuminata e nitida, ma questo toglie poesia ed emozionalità all’immagine finale.
Di gran lunga preferibile quindi, compatibilmente con i mezzi tecnici disponibili, la scelta dello scatto a mano libera, massima sensibilità, tempi estremi e diaframma aperto. Se poi vogliamo convertire la foto in B/N ci accorgeremo che questi fattori, all’apparenza limitativi della qualità, ci torneranno invece di grande d’aiuto come veri e propri vantaggi nella produzione di scatti davvero emotivi e accattivanti.
Riassumendo l’urban safari
Per riassumere possiamo sintetizzare la pratica dell’urban safari fotografico dicendo che è
una caccia fotografica che si svolge in ambito urbano e che cerca di cogliere dettagli ed elementi inusuali, soprattutto in relazione alla loro illuminazione
Riferendoci al come e quando si fa possiamo stilare una graduatoria che esprime, in maniera crescente le possibilità creative, dal minimo al massimo:
- di giorno
- all’imbrunire
- di notte con cavalletto
- di notte senza cavalletto
In quanti andare? Uno, due, dieci, quanti volete. Ovviamente in solitario si riesce a concentrarsi meglio su quello che ci circonda, ma in due o piccoli gruppi diventa una divertente sfida fotografica, che verrà poi decisa su facebook contando i “mi piace” degli amici alle proprie foto.
Approfondimenti
Per scoprire cosa si fotografa (con vari esempi e suggerimenti) e come fare posto produzione sulle immagini vi abbiamo preparato due lezioni specifiche del nostro corso di fotografia on line.
- cosa fotografare in un urban safari
- come postprodurre le immagini di un urban safari
3 Comments
Raffaele · 14 Aprile 2013 at 09:21
Complimenti, bell’articolo. Consigli utili su questo concetto di caccia fotografica urbana.
ci sono altri articoli o un sito su questo argomento?
Grazie
Giovanni Lattanzi · 14 Aprile 2013 at 11:54
Per Raffaele. Che io sappia no, perché siamo stati un po’ noi a canonizzare questo tipo di fotografia, già esistente nelle sue varie forme, e farne uno stile. Lo applichiamo durante i corsi di fotografia creativa e devo dire con eccellenti risultati sugli allievi di ogni livello. Tutti, alla dopo alcune di queste esperienze, hanno migliorato notevolmente la loro capacità di “vedere” il mondo e di comporre le inquadrature.
Antonio Buzzelli · 22 Novembre 2023 at 09:42
Tutto vero ciò che dici.
Vorremmo cimentarci anche noi de La Genziana, magari con il tuo aiuto
Tonino