Vittorio Lioce, fotografo

La fotografia secondo Vittorio Lioce

D. Quando e come ha scoperto la fotografia?

R. Fu quando alle medie il mio professore di artistica, che era anche un fotoamatore evoluto, invitò la classe nella sua camera oscura, per assistere al procedimento di sviluppo e stampa delle foto fatte qualche giorno prima alla gita scolastica. In quel momento mi accorsi che ero molto attratto dalla fotografia, e iniziai a praticarla con una vecchia Comet Bencini di mio fratello.

D. Ci racconti il suo primo approccio a quest’ arte

R. a soli 12 anni non potevo fare l’autodidatta, per questo rinunciando al mio tempo libero, mi sono offerto come apprendista ad un fotografo della mia città.

D. Ricorda la sua prima foto?

R. Certo, ricordo benissimo la Rolleyflex biottica del mio principale, caricata con una pellicola bn scaduta, mentre fotografo il mio nipotino nella culla .

D. Quale è stato il suo percorso di crescita e apprendimento dell’arte fotografica?

R. è stata una crescita veloce ed intensa perché continuavo ad essere molto curioso, per questo altre alla pratica che facevo da apprendista, leggevo tutto ciò che riguardava il mondo della fotografia.

D. E quali le sue tappe più significative?

R. se vogliamo sintetizzare le mie tappe nel mondo della fotografia, diciamo che per alcuni anni ho studiato, e ancora adesso sto perfezionando la conoscenza di quella che secondo me è la madre della fotografia: la luce. A ventuno anni ho deciso di esternare la mia passione, per questo nel 1981 aprii il mio primo studio fotografico con grande interesse da parte del pubblico, che ha subito apprezzato una fotografia, che quei tempi, a loro dire, era nuova e diversa dal solito. Dopo qualche anno ho aperto un nuovo studio più grande ed in una zona centrale della mia città. Nel 1994 iniziò la mia avventura in qualità di master, organizzando e partecipando a decine di convegni e seminari di aggiornamento che ancora adesso conduco in ambito Europeo. Nel 2009 ho inaugurato un nuovo studio . galleria con grandi sale di posa attrezzate per la fotografia sociale e per la pubblicità.

D. Cosa rappresenta per lei la fotografia in termini emotivi?

R. un professionista è creativo solo se con le sue immagini riesce ad emozionare, e questo è possibile soprattutto facendo una eccellente gestione della luce.

D. E pratici?

R.

D. Fotografa per lavoro o per diletto?

R. un fotografo per mestiere, non riuscirà mai a trasmettere un messaggio emotivo, per me la fotografia è una grande passione.

Maestri e grandi fotografi di Vittorio Lioce

D. C’è stato un incontro con qualcuno che si rivelato importante per la sua crescita?

R. mi ritengo molto fortunato perché in tanti anni ho incontrato moltissime persone, che senza saperlo hanno influenzato positivamente il mio stile di lavoro.

D. Ha avuto un vero e proprio “maestro”?

R. non ho avuto un unico maestro, ma tanti, cioe tutti quei colleghi con i quali ho da anni un sano scambio di vedute..

D. Per lo stile, ha fatto riferimento a quale grande fotografo mondiale?

R. oso dire di essere ispirato dalle luci e dai colori di un grande artista non contemporaneo: il Caravaggio

D. Chi sono i “grandi” di ogni epoca che ammira di più?

R. abbiamo tantissimi grandi fotografi che meritano l’etichetta di grandi artisti tra i quali: Pino Settanni, Franco Fontana, David Hamilton, per la fotografia sociale, ammiro molto Bobo Marchese, Mauro Ranzato, e tanti altri colleghi che hanno saputo condizionare il gusto e la cultura di questo settore della fotografia professionale.

D. Il preferito in assoluto?

R. Pino Settanni è un artista contemporaneo, vanto del made in Italy

Scatti

D. Cosa le piace fotografare?

R. amo fotografare ogni cosa che è valorizzata da una bella luce come paesaggi, scorci di un paese, ma anche semplicemente una strada o un vetro bagnato dalla pioggia.

D. Qual’è il suo soggetto preferito?

R. per piacere e per lavoro, preferisco fotografare le persone.

D. Ci racconti il suo concetto di inquadratura

R. è importante che il taglio sappia dare la giusta dinamica all’immagine, per questo dedico molta attenzione all’inquadratura, anche applicando meticolosamente la regola dei terzi.

D. Che tipo di luci preferisce?

R. preferisco catturare e valorizzare la luce che in quel momento invade il soggetto, e se devo intervenire per modificare la luce d’ambiente, preferisco farlo usando delle luci continue che costruisco da me.

D. Quale nuovo genere di fotografia vorrebbe esplorare?

R. sogno di praticare la fotografia naturalistica, specie quella che ritrae la fauna alpina, ma sicuramente questo resterà solo un sogno.

D. Usa tecniche fotografiche speciali, come il macro?

R. il macro non è praticato da un fotografo che come me si occupa di fotografia sociale, al contrario mi piace usare dei grandangolari molto spinti come il 14mm.

D. Usa il bianco/nero con il digitale? Se si, ci parli di questa tecnica e di come la interpreta.

R. per me che sono nato professionalmente in una camera oscura, il b.n. ha un grande fascino, per questo spesso una foto la “penso” in b.n. prima di scattarla.

Vittorio Lioce e il fotoritocco

D. La sua opinione sul fotoritocco

R. è bello sapere che c’è, però non vorrei che il merito di una bella foto possa essere attribuita alla post produzione, quindi per me bisogna saper valorizzare senza artefizi ciò che di bello c’è. Certo che un passaggio non invadente con il Photoshop, può essere un valore aggiunto ad una bella opera.

D. Quali sono, secondo lei, i limiti etici al fotoritocco?

R. sicuramente non deve sovrastare l’estro creativo del fotografo, e comunque non deve trasformare la realtà, come modificare la morfologia di un viso, o aggiungere elementi inesistenti nell’ambiente ritratto.

D. E’ lecito intervenire per migliorare luci e toni di una foto?

R. penso di si, del resto il digitale è n mezzo molto potente a disposizione del fotografo. Pensiamo che, anche in camera oscura si usava mascherare e sfumare alcune luci, mentre variando la gradazione della carta e l’agitazione in fase di sviluppo, si modellavano i contrasti.

D. E per rimuovere elementi di disturbo?

R. preferisco sempre una inquadratura pulita in fase di scatto, comunque possiamo sempre intervenire in post prod. su alcuni elementi di disturbo.

D. E aggiungere elementi, cieli oppure oggetti?

R. no, questo mai, non farò mai un fotomontaggio.

D. Che software usa per il fotoritocco?

R. il Photoshop ha ormai il monopolio del mercato.

D. Che tipo di interventi fa di solito?

R. solitamente livello il contrasto delle luci, bilancio i colori ed effettuo il taglio.

Vittorio Lioce: RAW, JPG e TIF

D. In che formato scatta di solito?

R. da sempre scatto solo in raw.

D. Se scatta in RAW, che software usa per aprirle i file?

R. ho acquisito una buona padronanza del camera raw.

D. Ha mai provato con LightRoom? Se si, cosa ne pensa?

R.no, non l’ho mai provato.

Informazione

D.Legge riviste di fotografia? Se si, quali?

R. non leggo tantissime riviste del settore, e comunque quando posso, leggo un po’ di tutto.

D. Consulta siti web di fotografia?

R. non molto, perché per navigare và via tanto tempo che non ho.

D. Ne consulta alcuni in maniera abituale, considerandoli un punto di riferimento?

R. spesso visito i siti ufficiali delle attrezzature professionali che uso abitualmente per informarmi su eventuali novità ,o per cercare l’accessorio che mi necessita in quel momento .

D. Se si, quali sono quelli che consulta e cosa le offrono?

R. visito soprattutto quello della Apple, della Canon e della Nikon.

D. Partecipa a workshop o seminari?

R. nella mia vita ne ho organizzato e condotto tantissimi.

D. Cosa pensa dei worshop?

R. non perché sono parte in causa, ma sono convinto che è grazie ai seminari di lavoro, intendo quelli organizzati bene , e condotti da professionisti validi, se negli ultimi anni la nostra categoria ha fatto un evidente salto di qualità.

D. Va a fiere e saloni di fotografia? Se si, a quali?

R. quando posso vado al FotoRoma show, finchè c’è stato, non sono mai mancato al Sicof di Milano.

D. Cosa ne pensa, li trova utili?

R. io penso che una bella fiera del settore, sia una buona vetrina a disposizione dei professionisti che hanno bisogno di toccare con mano ciò che offre il mercato.

Mostre

D. Visita mostre di fotografia?

R. purtroppo no.

D. Ha realizzato sue mostre fotografiche? Se si, dove e quando?

R. ho sempre accompagnato i miei convegni con una mostra, la sede più importante delle mie mostre, è stata quella di Rimini, nella quale ho organizzato convegni e mostre dal 1994 al 2004 anche 2 volte all’anno.

D. Ci racconti la più emozionante tra queste esperienze.

R. è stato proprio in una mostra di Rimini quando un impiegato del Grand Hotel, in quel momento sede della mostra, mi ha comunicato che un Arabo molto ricco, ospite dell’hotel, avrebbe voluto comperare l’intera mostra, io ho pensato ad uno scherzo ma non era così. Dovetti all’ora spiegargli che la mostra conteneva foto di persone private dalle quali non avevo l’autorizzazione alla vendita della loro immagine, comunque non mi ha creduto.

Le sttrezzature di Vittorio Lioce

D. Attualmente, quali fotocamere usa?

R. non sono un fissato per le marche delle macchine fotografiche, quindi ne ho alcune e le uso all’occorrenza.

D. E quali obiettivi?

R. mi piace usare le tre posizioni estreme, uso molto il 14mm come lo zoom 24- 105, e spesso il 300mm.

D. L’obiettivo che usa più spesso?

R. il 24- 105 perché è molto duttile e mi consente di muovermi con grande agilità.

D. Quali flash?

R. cos’è un flash?, scherzo, questo è un oggetto che non ho mai amato.

D. Quali cavalletti e teste?

R. ho parecchi cavalletti, ma il mi preferito è un leggerissimo Manfrotto.

D. Quali altri attrezzature o accessori usa?

R. ho sempre con me una borsa senza la quale sarei spacciato, cosa c’è dentro? una serie di faretti autoalimentati , che io amo chiamare pennelli di luce, che costruisco io stesso a seconda delle mie esigenze, poi uso un paio di quarzi della Ianiro.

D. Utilizza filtri? Se si, quali?

R. si, in post produzione , spesso inserisco il classical bleur.

D. Quale è stata la sua prima macchina?

R. la prima macchina che ho comperato, è stata una Hasselblad 500 cm, per cui spesi 1.600.000 lire pagata a rate.

D. Come si è evoluta nel tempo la sua attrezzatura?

R. ho sempre pensato che le foto le fa il fotografo, quindi ho evitato di svenarmi per questa o quella macchina. Comunque ho dato molta importanza soprattutto alle ottiche, grazie alle quali viene determinata la giusta nettezza delle immagini. Oggi col digitale, oltre alle ottiche, sono molto attento alla qualità dei sensori.

D. Ha mai fatto un cambio integrale di marca? Se si, perchè?

R. sì più volte, penso a quando dal 6 x 6 Hasselblad passai al 35mm Nikon, e poi ho ancora migrato nel digitale Canon.

D. Dove acquista di solito le attrezzature? Fa spese online?

R.normalmente le compro dal mio grossista, alcune cose anche online.

Nostalgia della pellicola

D. Lavora ancora in pellicola?

R. non più dal 2003

PRO – Vittorio Lioce in studio

D. Come è fatto il suo studio fotografico?

R. da alcuni mesi il mio nuovo studio fotografico è come l’ho sognato per anni.

L’ingresso è più una galleria in cui posso esporre comodamente le mie immagini, c’è poi una sala organizzata per l’accoglienza dei clienti, ho poi una stanza in cui ho allestito il laboratorio con i computer, per ultimo ho un grande spazio in cui ho allestito la sala di posa.

D. Dove si trova?

R. lo studio è in una strada di passaggio al centro della mia città, mentre nel centro storico ho uno show room.

D. Quali sono le attrezzature specifiche da studio?

R. In sala di posa uso dei lampeggiatori da studio, montati su rotaie aeree, con banks ed ombrelli riflettenti.

D. Che genere di fotografia vi realizza?

R. soprattutto servizi per books ai giovani, servizi di bambini oltre allo still life per alcune aziende della mia zona.

Info

Portofolio

In queste foto, appare evidente che è la luce che determina la bellezza di una immagine.

Per questo, specie in occasione di un servizio per matrimonio, non amo allestire improbabili set fotografici, ma mi impegno ad esaltare il soggetto e l’ambiente in cui è.

Una sera d’estate al mare, come una giornata piovosa, o l’interno di un ambiente, tutto deve essere valorizzato dalla creatività del fotografo.

Dopo la luce, prevale la gestione dei colori, e anche in questo caso per me, il giusto accostamento cromatico tra il soggetto e l’ambiente, è fondamentale per trasmettere un messaggio forte ed elegante.


1 Comment

Ernesto · 9 Dicembre 2014 at 12:35

Complimenti all´intervistatore e intervistato per questa interessante intervista, non solo di contenuto tecnico.

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