Benvenuti in questo tutorial dedicato a come costruire l’inquadratura.

Fa parte della serie “scuola di fotografia”, dedicato in maniera particolare a chi si sta avvicinando al mondo della fotografia, ma anche a chi scatta da tempo e vuole capire meglio alcuni concetti di base.

In questo tutorial ci occupiamo dell’inquadratura: elemento strutturale di uno scatto perfetto.

Come costruire l’inquadratura fotografica

Inquadratura come impalcatura su cui assemblare gli elementi la foto. Lo scheletro in cemento armato di un edificio su cui si posa poi tutto il resto.

Inquadrare è il passaggio che tutti – bene o male – facciamo quando scattiamo.

Ma ben pochi conoscono a fondo la teoria e il percorso mentale che portano alla scelta dell’inquadratura, che si chiama appunto, richiamando il concetto di impalcatura in edilizia, “costruire l’inquadratura”.

E solo il conoscere qualcosa in teoria permette di governarne il processo in maniera piena e completa, senza essere sempre dipendenti (e spesso vittime) dei modelli altrui che cerchiamo di copiare.

Cos’è l’inquadratura

Partiamo dal significato stesso del termine: inquadrare.

L’inglese framing rende ancora meglio: to frame, inserire in una cornice. Ecco quindi che inquadrare inteso come mettere nel quadro, nella cornice del quadro, per l’esattezza.

La fotografia, in effetti, è un rettangolo: una cornice rettangolare al cui interno troviamo “qualcosa” da vedere.

NOTA – Dico rettangolare perchè tale è. Non fatevi ingannare dal formato quadrato (rilanciato da Instagram ma nato con le macchine “a pozzetto”, come Hasselblad o Rolleiflex). Il formato quadrato nasce infatti dall’esigenza tecnica di scattare sempre con la macchina fotografica nella stessa posizione, dato che la visione avveniva dall’alto su un vetro smerigliato, detto appunto il “pozzetto”. Data la conformazione fisica della macchina era impossibile inclinarla lateralmente per scattare un eventuale formato “verticale”. Ecco quindi il quadrato: bastava centrare il soggetto e click. Poi si decideva se tagliare in orizzontale o verticale.

Partiamo quindi dal presupposto che la fotografia è una cornice rettangolare.

Per la precisione un rettangolo con un rapporto tra i lati di 2 a 3. Il lato lungo è 3, quello corto 2.

Questa proporzione deriva dal mondo della pellicola, dove i formati erano stati standardizzati e si era giunti a rendere universale questo rapporto.

In termini di dimensioni il formato di pellicola più diffuso era infatti il 24*36mm, quello usato sulle comuni reflex, trasmigrato direttamente sulle digitali full frame. Si traduce infatti in “sensore pieno” proprio perchè esso misura 24*36mm, ossia le stesse dimensioni di un fotogramma di pellicola.

Inquadrare, o meglio costruire l’inquadratura, di una foto significa quindi decidere cosa va inserito in quel rettangolo (e, aspetto altrettanto importante, cosa va lasciato fuori).

Oltre a decidere cosa inserire e cosa lasciare fuori, dobbiamo poi decidere come vanno collocati i vari elementi inseriti rispetto al rettangolo (ma vedremo poi questo aspetto).

Riassumendo possiamo dire che costruire (o anche comporre) l’inquadratura di una foto richiede due passaggi, ossia decidere:

  • cosa va inserito nel rettangolo (e cosa va lasciato fuori, passaggio altrettanto importante)
  • come va collocato nel rettangolo ciò che si stabilisce di inserire

Ovviamente, detto questo, ecco la domanda affacciarsi alla mostra mente: si, va bene, ma come decido cosa mettere nella “cornice”?

L’arte di comporre l’inquadratura di una foto è tutta qui, nella risposta corretta a questa domanda!

Ovviamente è inutile dire che servono anni di esperienza, pratica e analisi tecnica delle foto, proprie e altrui, per imparare a inquadrare alla perfezione.

Ossia farlo a mente, senza riflettere. Ma ci sono comunque dei percorsi che possono aiutare chi si avvicina alla fotografia in questo passaggio basilare ed è ancora nella fase in cui si deve ragionare sulla composizione.

Partiamo infatti dal presupposto che una fotografia è un pensiero, la visualizzazione di un’idea. Ecco quindi che prima dello scatto ci deve essere il pensiero. La foto nasce in testa – si dice – ed è vero. Così accade, o dovrebbe…

Costruire l’inquadratura con la “didascalia”

Un trucco molto efficace per aiutare la nostra mente nella costruzione dell’inquadratura è quella di immaginare la nostra foto, quella che stiamo per fare, già pubblicata su una rivista o su un libro.

Immaginatela stampata e immaginate anche che sia corredata dalla classica didascalia, quella breve frase scritta sotto le foto che descrive l’immagine e il suo contenuto.

La didascalia è la chiave per costruire l’inquadratura.

La vostra didascalia, ovviamente, rifletterà l’idea che avete generato e che volete tradurre in fotografia. Mettete quindi prima a fuoco l’idea, il pensiero creativo, e rifletteteci bene sopra.

Se vi ha colpito – ad esempio – un fiore, la didascalia sarà: “fiore x”. Questo cosa vuol dire in termini di inquadratura?

Semplicemente che nel rettangolo della foto:

  • ci dovrà essere il fiore, tutto il fiore naturalmente
  • non ci dovrà essere niente altro che non sia il fiore

Ecco quindi chiarito in un attimo cosa va nell’inquadratura e cosa deve restare fuori.

Altri fiori, altri oggetti, altri elementi vanno fuori. Il fiore – ovviamente – va tutto dentro al rettangolo, non possiamo tagliarne un pezzo.

Altro esempio. Didascalia: “gregge di pecore in montagna”. Nel rettangolo vanno quindi il gregge (tutto) e la montagna. Se accanto ci sono mucche, cavalli, alberi, un traliccio Enel… cosa ne facciamo?

Devono restare fuori dal rettangolo, altrimenti la didascalia cambia in “gregge, cavalli, mucche in montagna, accanto a un traliccio Enel”. E gli alberi?

Nulla, per convenzione universale gli alberi sono parte della montagna, ci possono anche stare.

Certo, vedere solo pecore, prato e roccia fa un effetto visivo, vederle su un prato in mezzo agli alberi fa un diverso effetto. Non si tratta di errori, ma solo di un messaggio differente che arriva a chi vede la foto. E che dobbiamo conoscere.

Avere cavalli e mucche nella foto toglie importanza alla parole gregge, perchè appaiono appunto altri animali che non si legano al concetto universale di gregge.

Cambia la didascalia, cambia il senso del messaggio che trasmettiamo con quella foto. Non è un errore in senso assoluto, ma certamente lo è se vogliamo trasmettere l’idea, la didascalia, di “gregge in montagna”.

Ma anche il concetto di gregge è un elemento di comunicazione visiva. Se vedete 5 pecore non pensate esattamente a in gregge, ma già vederne 20 fa “gregge” nella mente dell’osservatore.

Ecco quindi che non è necessaro inserire nel rettangolo tutte le pecore del vero gregge, che magari sono raggruppate in più punti del prato distanti tra loro e renderebbero l’inquadratura troppo ampia.

Inserite solo un gruppo di pecore di quel gregge, un gruppo abbastanza numeroso da rendere l’idea di gregge.

Questo ragionamento vale per qualsiasi soggetto e qualsiasi situazione.

Esempio classico: la foto della fidanzata o fidanzato. Quante ne avete viste con il contorno degli oggetti più improbabili, incluso spesso il cestino o cassonetto sullo sfondo? Ecco, la didascalia li non dice Maria o Paolo, ma dice “Maria con accanto una bicicletta, davanti al cassonetto”.

Frequente anche l’errore opposto, ossia il taglio di parti del soggetto. Quindi “Paolo senza un orecchio e senza piedi vicino al cestino dei rifiuti pieno”. Se fotografo Paolo, Paolo è un oggetto di dimensioni finite, composto da una serie di elementi, e vanno tutti dentro la foto.

Oppure posso decidere un “taglio”, ma deve avere un criterio compositivo e creativo, quindi “mezzo busto”, “americano”, “primo piano”, ma sono tagli della figura fatti secondo regole ben precise.

Divertitevi a creare la didascalia delle foto, vostre e altrui, e vedrete cosa viene fuori.

Scherzi a parte, la didascalia descrive cosa c’è nella foto. E l’ordine dei termini usati stabilisce anche cosa è soggetto, cosa eventuale co-soggetto e cosa sfondo.

Gregge in montagna

  • gregge è soggetto
  • montagna è sfondo

Gregge sotto al Gran Sasso

  • gregge è soggetto
  • Gran Sasso è co-soggetto
  • montagna (sottintesa) è sfondo

Maria al mare

  • Maria è soggetto
  • mare sfondo

E così via.

Pensare la didascalia prima di scattare è di enorme aiuto per dcidere cosa far entrare nel rettangolo e cosa lasciare fuori.

Didacalia: Calanco. E vediamo solo un calanco, senza case, alberi, tralicci.


Didascalia: Campo Imperatore, albero solitario. Oppure: Albero solitario a Campo Imperatore. E in effetti vediamo solo 1 albero su una piana. Non ci sono case, tralicci, altri alberi, cespugli, persone…


Didascalia: Alberi in fiore. E ci sono solo alberi in fiore.


Come costruire l’inquadratura in pratica

Una volta definita la didascalia, ossia deciso nella nostra mente cosa va dentro e cosa resta fuori dal rettangolo, ecco però che dobbiamo attuarlo. Come fare a mettere in pratica la didascalia?

Semplice. Abbiamo due strumenti molto efficenti: le gambe e gli obiettivi.

Le gambe servono a spostarsi rispetto alla scena, per fare in modo che i vari elementi entrino o escano dal rettangolo.

Gli obiettivi, con campo visivo più ampio o più stretto, magari con la variazione continua dello zoom, permettono di allargare o restringere il rettangolo, facendo entrare o uscire i vari elementi.

Questi due strumenti, usati insieme, permettono di far entrare nell’inquadratura tutti gli elementi che fanno parte della nostra didascalia e lasciare fuori tutto quello che non compare in essa.

Abbiamo completato la prima parte della composizione dell’inquadratura fotografica: la scelta degli elementi. Passiamo alla seconda: la posizione degli elementi nel rettangolo.

Comporre l’inquadratura

Una volta che, usando lo spostamento del nostro corpo e la giusta focale dell’obiettivo, siamo riusciti a fare entrare nel rettangolo della foto tutti gli elementi necessari, lasciando allo stesso tempo fuori gli intrusi, ecco che dobbiamo decidere come collocarli rispetto agli spazi del rettangolo.

Immaginate di dover arredare una cucina. Scegliere mobili ed elettrodomestici corrisponde al lavoro fatto prima, ossia individuare gli elementi da inserire. Se diciamo cucina dobbiamo avere piano cottura, frigo, tavolo, lavandino, etc. Ma mettereste mai un letto o un water in cucina? No. Sono elementi da lasciare fuori. Così come non potreste dimenticare di metterci il piano cottura, altrimenti non sarebbe una cucina. Certamente un elemento da mettere dentro.

Lo stesso principio di ragionamento vale per la fotografia.

Ma una volta scelti mobili ed elettrodomestici, dovete collocarli. Non pensereste mai di metterli dentro alla rinfusa, o senza un criterio, sia funzionale (lavandino accanto allo scarico, etc.) sia di relazione tra loro: questo vicino a quello, l’altro lontano da questo, etc.

Ecco, nella fotografia vale la stessa regola. Gli elementi che vengono inseriti dentro l’inquadratura vanno composti, ossia collocati correttamente sia in termini assoluti, ossia di posizione rispetto ai lati e agli spazi del rettangolo, sia in termini di rapporto tra loro.

La griglia dell’inquadratura

Ci aiuta in questo una “griglia” detta appunto la griglia dell’inquadratura.

Se la osservate bene vi accorgerete che in realtà è formata da due diverse griglie sovrapposte: una rossa e una gialla.

La gialla è abbastanza intuitiva perchè si compone delle linee mediane verticale e orizzontale, formando una croce al centro esatto del rettangolo.

La rossa è più enigmatica. Si origina dalla cosidetta “regola dei terzi” e si compone di due linee verticali (che dividono l’immagine in tre fasce verticali di uguale larghezza) e due linee orizzontali (che a loro volta dividono l’immagine in tre fasce orizzontali di uguale larghezza).

Le linee si chiamano “linee dei terzi” o semplicemente “terzi”, distinti in verticali e orizzontali. I loro quattro punti di incrocio si chiamano “nodi dei terzi”.

Ora possedete tutto per creare la vostra inquadratura perfetta.

  1. avete la didascalia che descrive la vostra idea creativa e quindi la vostra foto
  2. da essa sono stati scelti gli elementi da inserire nel rettangolo e quelli da lasciare fuori
  3. spostandovi e cambiando focale li avete fatti entrare correttamente nel rettangolo
  4. avete anche lasciato fuori gli elementi non legati alla didascalia
  5. ora con ulteriori vostri spostamenti e modifiche della focale fate in modo che gli elementi scelti si posizionino nel rettangolo secondo le linee e i nodi della nostra griglia
  6. fate click

Ovviamente a questo punto però è entrato in gioco un nuovo elemento, ossia il “linguaggio visivo”; una vera e propria grammatica, come quella che regola l’uso dell’italiano, ma che in questo caso agisce sul cervello tramite la vista.

In un apposito tutorial vediamo come gestire la posizione dei vari elementi scelti per la nostra foto secondo le regole del linguaggio visivo.