La fotografia secondo Alessio Pizzicannella
D. Quando e come ha scoperto la fotografia?
R. Un po’ per caso, ero da 3 anni a Londra, quando più di qualcuno mi fece notare delle foto che avevo scattato durante un viaggio. Tirai fuori una vecchia reflex e iniziai a giocarci.
D. Ci racconti il suo primo approccio a quest’arte:
R. Ho iniziato fotografando concerti. Sempre a Londra, una rivista italiana mi accreditava, in cambio di foto live.
D. Ricorda la sua prima foto?
R. Non ricordo la mia prima foto in assoluto. Ricordo la mia prima macchina fotografica, ricevuta come regalo per la mia prima comunione. La mia prima Reflex comprata al mercato nero di Mosca ed il mio primo concerto. Erano i Fear Factory, ma non ricordo bene in quale locale di Londra. Era il 1996.
D. Qual è stato il suo percorso di crescita e apprendimento dell’arte fotografica?
R. Come dicevo, tutto è iniziato con i live, da lì i ritratti delle band, fino ad avventurarmi al di fuori del mondo musicale.
D. E quali le sue tappe più significative?
R. Sicuramente la collaborazione con l’NME (New Musical Express) è stata la miglior scuola che potessi sognare.
D. Cosa rappresenta per lei la fotografia in termini emotivi?
R. Ritraendo artisti, musicisti, attori, scrittori o quel che sia, lo scambio emotivo è sicuramente un fattore importantissimo. Più che la fotografia intesa come tecnica, sono affascinato dallo scambio emotivo e intellettuale che si crea con le persone che ritraggo.
D. E pratici?
R. L’atto pratico è quello che mi preoccupa e mi impegna di meno. Trovare un’idea, svilupparla e metterla in piedi, seguita poi dalla post produzione e tutto il resto, richiede molte energie.
Lo scatto in sé è la parte che mi viene più naturale, la mente in quel momento è sgombra.
D. Fotografa per lavoro o per diletto?
R. Sicuramente per lavoro. Ho pochissime foto che non siano legate al lavoro.
Maestri e grandi fotografi per Alessio Pizzicannella
D. C’è stato un incontro con qualcuno che si rivelato importante per la sua crescita?
R. Da appassionato di musica, i primi esempi di fotografia sono stati sicuramente Jim Marshall, Anton Corbjin, Annie Leibovitz ed in seguito Mark Selliger.
D. Ha avuto un vero e proprio “maestro”?
R. Richard Beland, un fotografo Canadese e fraterno amico, vero e proprio mentore non solo fotografico, mi ha insegnato anche l’approccio al business fotografico.
D. Per lo stile, ha fatto riferimento a quale grande fotografo mondiale?
R. In varie fasi, probabilmente sì. Ma ho smesso di guardare a quello che fanno altri fotografi anni fa. Ad un certo punto ho capito che ci pensavo troppo ed ho iniziato a fidarmi del mio istinto.
Gli scatti di Alessio Pizzicannella
D. Cosa le piace fotografare?
R. Persone. Chiunque abbia qualcosa da dire.
D. Qual è il suo soggetto preferito?
R. Gli artisti con i quali ho collaborato più volte sono i Negrita e Francesco Renga.
Ad un certo punto ho trovato difficile inventarmi cose nuove da fare con loro, poi abbiamo smesso di pianificare e adesso ci ritroviamo a fare foto senza quella sensazione di “star a fare foto”. E’ fantastico.
D. E il genere?
R. Come dicevo, il ritratto.
D. Ci racconti il suo concetto di inquadratura:
R. Temo di essere troppo autodidatta e istintivo per poter rispondere a questo tipo di domanda.
Guardo nel viewfinder e ad un certo punto l’inquadratura appare ovvia.
D. Che tipo di luci preferisce?
R. Qualsiasi. Flash, continua, naturale, i neon di un garage, insomma qualsiasi cosa funzioni.
D. Quale nuovo genere di fotografia vorrebbe esplorare?
R. Mi piacerebbe approfondire sicuramente l’esperienza nel campo della pubblicità. Negli ultimi anni mi è capitato anche di fare dei reportage di viaggio, che devo dire mi hanno divertito molto. Ho sempre viaggiato molto anche in solitaria, zaino in spalla. Fa quindi parte del mio DNA.
Alessio Pizzicannella e il Fotoritocco
D. La sua opinione sul fotoritocco:
R. Ho in genere un approccio molto da camera oscura con Photoshop.
Lo uso come facevo e come farei ancora, se mi trovassi a stampare.
Almeno per quello che riguarda i ritratti, discorso molto diverso se si parla di advertisment.
D. Quali sono, secondo lei, i limiti etici al fotoritocco?
R. Sono convinto che fra qualche anno guarderemo alle foto super post prodotte con orrore.
E’ una moda e come tante mode, con il passare degli anni, smettono di piacere.
Ecco perché ci tengo a non aderire a questa moda con i miei ritratti, mentre lo trovo assolutamente lecito se si parla di pubblicità. Quest’ultima è legata ad un dato momento, deve funzionare a breve termine e non è così fondamentale che aderisca a canoni estetici più duraturi.
D. E’ lecito intervenire per migliorare luci e toni di una foto?
R. Tutto è lecito, purché segua una logica. Mi sembra invece che spesso interventi di questo genere siano utilizzati solo per coprire una mancanza di idee e rendere interessanti foto mediocri.
D. Che software usa per il fotoritocco?
R. Imposto tutto con Bridge.
Alessio Pizzicannella: RAW, JPG e TIF
D. In che formato scatta di solito?
R. Raw.
D. Se scatta in RAW, che software usa per aprirle i file?
R. Bridge.
D. Ha mai provato con LightRoom? Se sì, cosa ne pensa?
R. Non ho mai provato, ma ci sto pensando. Sento il bisogno di affrontare le foto con un’altra interfaccia per interrompere un’abitudine e provare un approccio diverso.
Informazione
D. Legge riviste di fotografia?
R. No. Non sono un appassionato di macchine fotografiche.
D. Consulta siti web di fotografia?
R. No. Ma navigo molto e mi guardo molto in giro.
D. Partecipa a workshop o seminari?
R. No. Ma ne ho tenuti alcuni con ottimi risultati e con gran divertimento.
D. Cosa pensa dei workshop?
R. Se ben fatti, sono un’ottima occasione per progredire, non solo per chi li segue, ma anche per il fotografo che li tiene.
D. Fa parte di un circolo fotografico?
R. Non mi viene in mente niente di peggio che star seduto intorno ad un tavolo a parlare di fotografia. Probabilmente ho un’idea sbagliata di cosa sia un circolo fotografico. Ma preferisco scattare.
D. E di una associazione del settore?
R. No.
D. Va a fiere e saloni di fotografia?
R. No.
D. Cosa ne pensa, li trova utili?
R. Evidentemente sì. Ma come dicevo non ho nessun feticismo per la macchina fotografica in quanto oggetto. L’ho sempre visto come un mezzo per realizzare le idee che mi girano in testa.
Ci tengo ad avere una macchina solida e affidabile, ma potrei vivere tranquillamente senza la maggior parte delle funzioni che oggigiorno trovi in una reflex.
Mostre
D. Visita mostre di fotografia?
R. Ad ogni occasione. Adoro musei e gallerie di ogni genere.
D. Quali sono quelle che ha apprezzato di più in assoluto?
R. Troppe per menzionarne una. Ogni volta che passo da Londra, faccio sempre un salto al National Portrait Gallery, c’è una collezione permanente che devo aver visto mille volte. Ma adoro quel luogo. E’ ad ingresso gratuito e quando iniziai a scattare, andavo sempre li a cercare ispirazione.
D. La mostra che vorrebbe vedere?
R. La mia! E finalmente il sogno si è avverato. Infatti dal 14 al 18 novembre c’è stata una mia mostra all’interno di Fotografica 2012 (Milano).
Alessio Pizzicannella e la nostalgia della pellicola
D. Lavora ancora in pellicola?
R. Sono stato uno degli ultimi a cedere al digitale, ma l’ho poi fatto senza rimpianto. Non scatto più in pellicola.
PRO – Alessio Pizzicannella in studio
D. Come è fatto il suo studio fotografico?
R. Mai avuto un mio studio, dovendomi muovere di continuo, noleggio di volta in volta lo studio nella città in cui scatto.
Info
- Nome: Alessio
- Cognome: Pizzicannella
- Sito web: http://www.alessiopizzicannella.com/
0 Comments