fotografo Andrea Cutelli

La fotografia di cerimonia secondo Andrea Cutelli

D. Quando e come ha scoperto la fotografia?

R. Per gioco: otto anni fa, poco prima della nascita del mio primo figlio, trovai casualmente una PETRI di mio padre. Gli chiesi come funzionasse e lui mi rispose: “Prendila e fanne ciò che vuoi”. Solo a distanza di anni presi in considerazione la fotografia come attività personale.

D. Ricorda la sua prima foto?
R. Certo! Conservo ancora quella fotografia, si tratta di una natura morta, nello specifico, di un melograno spaccato, scattata in pellicola

D. Qual è stato il suo percorso di crescita e come si è avvicinato alla fotografia di cerimonia?
R. Come capita spesso agli appassionati di fotografia, mi é stato chiesto di scattare foto ad un matrimonio di amici.. ovviamente avevo una paura tremenda di sbagliare e sono stato con la tensione addosso per tutto il giorno.

Fortunatamente, é andato tutto bene e gli sposi sono stati entusiasti del risultato.

E’ stato In quel momento che la passione ha preso vita.

Posso affermare che, se la passione si é fatta sentire fin dal principio, il percorso di crescita si é fatto strada pian piano: all’inizio ero impegnato a capire il funzionamento della fotocamera, a comprendere ogni particolare tecnico e a sperimentare quanto avevo imparato, verificando i miei progressi. Successivamente, è arrivata la fase interpretativa: dove iniziavo a “sentire” le mie immagini.

D. E quali le tappe più significative del suo percorso professionale?
R. Non parlerei di vere e proprie tappe ma piuttosto di un percorso lungo ed articolato, fatto di esperienze, confronti e condivisioni.

Per anni ho girato l’Abruzzo in lungo e in largo tentando di capire, comporre, tradurre, raccontare, mettermi alla prova con la fotografia, cercando di affinare tecnica ed estetica e portandoli ad un livello sempre maggiore per poi migrare verso quello che é diventato oggi il mio attuale lavoro.

Ammetto di essere passato attraversi molteplici generi fotografici, prendendo da ciascuno di essi ciò che sentivo fosse meglio per me, facendo tesoro di tutti gli aspetti che più mi colpivano e fissandoli nella mia mente in maniera indelebile.

D. Cosa rappresenta per lei la fotografia in termini emotivi e pratici?
R. la fotografia é la sensazione del momento.

L’emozione che mi guida é l’atmosfera che si viene a creare prima del Click.

E’ tutta questione di istinto.

D. Quali sono i problemi principali della fotografia di cerimonia in Italia attualmente?
R. E’ innegabile che la fotografia di cerimonia stia vivendo un periodo di non buona salute ma per occuparsi dei problemi é importante ricercarne le cause.

A mio parere, prima tra tutte: l’abusivismo.

Se é vero che ogni attività deve fare i conti con questa piaga, questo settore forse é uno dei più colpiti e la causa principale sta nell’amara percezione che l’opinione pubblica, nel suo complesso, ha del mestiere di fotografo di cerimonia. Una percezione molto bassa che prende il sopravvento per scarsa o cattiva informazione.

Diretta conseguenza dell’abusivismo dilagante é, ovviamente, la guerra dei prezzi e un’inevitabile appiattimento della qualità.

D. C’è stato un incontro con qualcuno che si rivelato importante per la sua crescita professionale?
R. Indubbiamente il continuo confronto con colleghi ed amici appassionati di fotografia nel corso degli anni ha affinato la mia sensibilità artistica arricchendomi personalmente ed emotivamente.

Un incontro significativo é stato quello con un mio collega di Roma; eccellente professionista (anche se in un settore che poco ha a che vedere con la cerimonia), che nel corso degli anni é diventato anche il mio più grande amico.

D. Ha avuto un vero e proprio “maestro”?
R. non parlerei di maestri.. ho imparato la fotografia da autodidatta.

Internet si è manifestato come una grande risorsa: ogni minimo dubbio lo risolvevo sul web.

Più le problematiche diventavano complesse, maggiormente mi divertivo nel trovarne le soluzioni.

Del resto, sia in famiglia che nella cerchia di amici e frequentazioni di allora, non c’erano dei fotografi.

 fotografo Andrea Cutelli

Gli scatti di Andrea Cutelli

D. Qual è il suo soggetto preferito nella cerimonia?
R. Non ho un soggetto prediletto, fotograficamente parlando..

ogni cerimonia é storia a sé, con i suoi dettagli e le sue peculiarità e sono queste differenze a dare unicità ad ogni evento.

Trovo, invece, molto interessante analizzare la coppia nella sua complicità, capirne le caratteristiche, i punti di forza al fine di riuscire a trasmetterle all’osservatore finale.

Ognuno di noi ha un modo diverso di porsi dinnanzi ad una fotocamera e spesso, la vera sfida consiste nel capire in che modo interfacciarsi con gli sposi per esaltarne l’aspetto vero, genuino e spontaneo così come cerco di immortalare nei miei scatti, rigorosamente estemporanei e senza pose.

D. Qual è il momento fotograficamente più cool nella cerimonia?
R. cosa intende per “cool” ?

Probabilmente se ci riferiamo all’aspetto più avvincente del servizio fotografico, sicuramente sono gli scatti in esterna, specialmente laddove la location é caratteristica o riveste un ruolo chiave della giornata

D. Che genere di fotografia preferisce per raccontare la cerimonia?
R. il mio stile fotografico é essenzialmente riconducibile a quello del reportage, senza pose costruite o situazioni artefatte.

Il mio compito é quindi quello di cogliere espressioni, sorrisi, situazioni, dettagli e costruire il racconto della giornata di matrimonio in maniera semplice, elegante ma soprattutto spontanea.

D. Ci spieghi il suo concetto di inquadratura per la cerimonia:
R. se avessi un concetto standard di inquadratura da cerimonia probabilmente mi imbatterei in continui clichè.

Piuttosto preferisco osservare prima il luogo in cui mi trovo, studiarne le luci, le ombre ed il modo in cui esse disegnano le superfici.

Solo allora inizio a scattare affidandomi esclusivamente all’istinto del momento.

D. Che tipo di luci preferisce usare?
R. Non uso alcuna fonte di illuminazione artificiale, amo definirmi un amante della luce ambiente e cerco sempre di sfruttarla al meglio, con tecnica ed attrezzatura adeguata.

Certo, laddove la situazione non lo permette, ad es. in una chiesa particolarmente buia o durante il taglio della torta in un angolo privo di ogni tipo di illuminazione, c’é sempre il flash esterno della fotocamera da sfruttare, a patto che si faccia in modo “creativo”

D. Usa il bianco/nero con il digitale? Se sì, ci parli di questa tecnica e di come la interpreta.
R. con il digitale, trasformare una fotografia a colori in una in bianco e nero é diventato un gioco da ragazzi che chiunque é in grado di fare.

Appunto per questo, non si può semplicemente “virare” o “desaturare” i colori di una foto per ottenere un effetto che sia al tempo stesso piacevole ed originale.

Inoltre, non tutte le foto sono idonee per essere convertite in scala di grigio, anzi.. il più delle volte, si vedono forzature di ogni genere pur di riprodurre una “fine-art photo”

Sono dell’avviso che pochissime foto possiedano i requisiti necessari per la post-produzione in bianco e nero e comunque, bisogna saperla fare bene e scegliere dal principio quale delle innumerevoli tecniche usare e quale effetto si intende suscitare nella foto.

D. Oltre alla cerimonia, cosa le piace fotografare?
R. sono un istintivo.

Penso di aver eseguito dei bei ritratti, ma nel contempo non mi sento un ritrattista in senso stretto; trovo altresì la definizione quasi riduttiva, così come penso di aver scattato dei bei paesaggi..

Per farla breve, non ho un genere o uno stile che solletichi le mie preferenze.
Dipende dalle atmosfere, anche quando fotografo ai matrimoni: mi piace sintonizzarmi sulle frequenze emotive di quel momento.
Vivo anche nella convinzione per la quale le mie immagini debbano contenere un po’ di tutto, per questo adoro girare con la fotocamera in cerca di qualsiasi scorcio, panorama, dettaglio o situazione che in quel momento sia “in linea” con le sensazioni del momento.

 fotografo Andrea Cutelli

Andrea Cutelli e la post-produzione

D. La sua opinione sulla post-produzione:
R. Forse é l’aspetto più importante della questione.

Il saper usare la giusta dose di post-produzione dice molto del fotografo e della passione che mette nel suo lavoro.

Curo personalmente la post-produzione di ogni mio scatto anche se comunque, il mio non è definibile “ritocco”, mi limito a sistemare luci e ombre e a dare una leggera “colorata” al fotogramma laddove dovesse mancare.

L’importante é scattare bene prima e non correggere dopo.

D. Quali sono, secondo lei, i limiti etici alla post-produzione?
R. Tutta la questione si tinge in questi casi di tinte filosofiche, quasi come se la post produzione delle foto scattate fosse “barare” mentre lasciare le foto completamente inalterate fosse politically correct.

Questo genere di pensiero secondo il mio parere assume un senso solamente se inteso come sfida personale, ossia sforzarsi di scattare immagini che non abbiano bisogno di crop (ritagli) o di raddrizzamenti delle linee, variazioni della composizione o correzioni di questo genere.

Credo che oggi occorrasfruttare le capacità di post produzione per esprimere al meglio quello che l’occhio ha visto al momento dello scatto.

Che sia una camera oscura o Lightroom poco importa.

 fotografo Andrea Cutelli

D. E’ lecito intervenire per migliorare luci e toni di una foto?
R. Personalmente credo che se lo scopo sia rendere la foto come il fotografo l’aveva pensata, allora è perfettamente lecito, anzi necessario, a patto che questi interventi si accordino sempre con l’atmosfera dello scatto

Devono aiutarci ad enfatizzare gli stati d’animo che avevamo pensato per la nostra foto.

Lasciarsi prendere la mano è fin troppo facile ed eccedere superando i limiti del giusto (e del gusto) è un errore sempre in agguato dietro l’angolo.

D. Che software usa per la post-produzione?
R. Lightroom é un software spettacolare, versatile, completo, leggero e molto potente.

Saltuariamente ricorro a Photoshop ma solo per questioni legate a correzioni di altro genere.

D. Che tipo di interventi fa di solito?
R. Spesso tocca sistemare luci ed ombre, poiché nei reportage si ha poco tempo per gestire lo scatto e talvolta reputo più importante fermare un momento che trovare la corretta esposizione.

A tal proposito, gli interventi che adotto più di frequente sono agire sull’istogramma di luci ed ombre e regolare i canali di colore

 fotografo Andrea Cutelli

Andrea Cutelli: RAW, JPG e TIF

D. In che formato scatta di solito?
R. quando tratto il matrimonio scatto sempre dei RAW che poi regolo in Lightroom.

In questo modo, ogni fotografia conserva la propria particolarità.

Il flusso viene quindi generato da ogni singola immagine e il RAW, con l’enorme quantità di dati che contiene, mi consente di gestire quello che desidero tirare fuori da ciascuna foto.

 fotografo Andrea Cutelli

Informazione

D. Ha realizzato sue mostre fotografiche? Se sì, dove e quando?

R. qualche anno fa ho esposto circa 20 mie stampe in una personale a Rimini ma personalmente, trovo che le mostre debbano essere riservate ai “mostri”

Info di contatto

  • Nome: ANDREA
  • Cognome: CUTELLI
  • Città: PESCARA / MONTESILVANO
  • Telefoni: 349.2995297 / 085.2190723
  • Email: info@andreacutelli.it
  • Sito web: www.andreacutelli.it

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